Ai vertici donne senza potere. La nuova prassi mondiale

Ha giurato qualche giorno fa il primo premier donna della storia democratica greca, il presidente della Corte suprema Vassilikì Thanos, chiamata dal capo dello Stato Procopios Pavlopoulos a risolvere l’impasse politica nel Paese.

Secondo le prime indiscrezioni, i ministri tecnici sarebbero l’80% dei nuovi, come banchieri, tecnocrati e magistrati. Agli Esteri dovrebbe andare l’87enne Petros Molyviatis, uno stretto collaboratore di Kostantino Karamanlis, già ministro degli esteri nel 2012 sotto il governo tecnico Pikrammenos e anche dal 2004 al 2006. Tecnocrate di lungo corso, è diplomatico di carriera, e ha servito nella delegazione permanente della Grecia presso l’Onu a New York, e la Nato a Bruxelles. Ha anche lavorato nelle ambasciate greche di Mosca, Pretoria e Ankara.

Il suo curriculum basta a far intendere che il premier Vassilikì Thanos poco avrà da fare e poco conterà. Ancora una volta visibilità senza potere alle donne chiamate in politica, per citare l’analisi e il saggio di Milly Buonanno.

La stessa sorte per le donne dell’Onu, un’organizzazione nata 70 anni fa e che ha avuto soltanto segretari uomini, 8 per l’esattezza.

Il mandato di Ban scadrà nel 2016, anno in cui negli Usa per la prima volta una donna, Hillary Clinton, potrebbe essere eletta nuova inquilina dell’Oval Office. Il nome della Alta Rappresentante UE appare in una lista del gruppo indipendente Campaign to Elect a Woman UN Secretary General che offre le biografie di donne dal formidabile background: tra queste, la presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, la capo dell’FMI, Christine Lagarde, la Direttore Generale dell’UNESCO, Irina Bokova, la giurista canadese Louise Arbour, la responsabile di UNDP Helen Clark, Ertharin Cousin del WFP e Alicia Barcena Ibarra, segretario esecutivo della Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi.

Donne usate come simboli, per ricoprire un incarico che, in tempi di crisi e di guerra,  potrà solo portare poco lustro.

Scrive il Times, unendosi a quanti chiedono più trasparenza nella selezione del nuovo capo del Palazzo di Vetro: “Non mancano le candidate. Nominare una donna ai vertici di una organizzazione nata 70 anni fa per affrontare i problemi più gravi del mondo attraverso diplomazia e consenso sarebbe un simbolo potente e rivitalizzerebbe il ruolo del Segretario Generale”.

E’ proprio giunto il tempo di cambiare… Anche nelle forme di protesta e di attivismo, per non ripetere, come stan facendo le donne   di Osez le féminisme! in Francia, in questi giorni, passando per rivoluzionarie, storie già viste.




GRECIA – Governo tecnico: primo premier donna e un senex di 87 anni agli Esteri

Il primo premier donna della storia democratica greca, il presidente della Corte suprema Vassilikì Thanos, è stato chiamato dal capo dello Stato Procopios Pavlopoulos a risolvere l’impasse politica nel Paese. Troppo complessa la matassa degli incarichi ai tre capi dell’opposizione (così come prevede la Costituzione ellenica) dopo le dimissioni di Alexis Tsipras. Nessuno è riuscito a formare un governo con le attuali forze in aula e così il mandato è stato consegnato nelle mani della giudice. Il nuovo esecutivo durerà in carica un mese, al solo fine di condurre la Grecia alle urne il prossimo settembre (il 20 o il 27).

Secondo le prime indiscrezioni, i ministri tecnici sarebbero l’80% dei nuovi, come banchieri, tecnocrati e magistrati. Agli Esteri dovrebbe andare l’87enne Petros Molyviatis, uno stretto collaboratore di Kostantino Karamanlis, già ministro degli esteri nel 2012 sotto il governo tecnico Pikrammenos e anche dal 2004 al 2006. Tecnocrate di lungo corso, è diplomatico di carriera, e ha servito nella delegazione permanente della Grecia presso l’Onu a New York, e la Nato a Bruxelles. Ha anche lavorato nelle ambasciate greche di Mosca, Pretoria e Ankara.

Agli Interni il costituzionalista Antonis Manitakis e alle Riforme il professore Antonis Makridimitris. In forte dubbio la permanenza di Euclid Tsakalotos alle finanze, dal momento che si fa strada l’ipotesi che venga sostituito da George Chouliarakis, uno dei principali negoziatori del governo greco nelle consultazioni con i creditori in questa prima metà del 2015: sarebbe il terzo cambio alle finanze in soli otto mesi che certamente non offre sollievo al versante economico, gravato oggi dalla notizia delle mancate entrate fiscali nei primi sei mesi del 2015 per 6 miliardi di euro. Segno che il meccanismo della riscossione delle tasse ancora non funziona a dovere nel Paese.

Intanto l’ex ministro delle finanze Yanis Varoufakis dice apertamente che sta riflettendo sulla possibilità di dare vita a un movimento paneuropeo di respiro internazionale, che non si presenterà alle prossime elezioni. L’idea è di assembleare un pensatoio come le fondazioni Usa in attesa di capire i tempi politici ellenici. Lo scopo è dare fiato ad una rete europea anti memorandum e anti austerità contando su sponde economiche e sociali. Non ne farà parte l’ex sodale Tsipras che, di contro, esclude di essere premier in un futuro governo di coalizione, se le elezioni dovessero consegnare un quadro di ingovernabilità, così come è probabilissimo. Infatti anche il secondo sondaggio, diffuso in questi giorni dopo quello della Bild, evidenzia una differenza minima tra Syriza e Nea Dimokratia. Secondo le proiezioni di Greek Reporter al momento c’è un testa a testa fra i due partiti, con la sinistra di Tsipras che perde voti a causa della scissione.

“Non esiteremo a tornare alla moneta nazionale spingendo per il Grexit” replica proprio il leader di Unità Popolare, Panagiotis Lafazanis, dalla frequenze della tv americana Cnbs. L’ex ministro fuoriuscito da Syriza non perde occasione per accusare Tsipras: “Ha rinunciato a tutti gli impegni programmatici essenziali e fondamentali di Syriza – attacca – Ha accettato un finanziamento che prevede politiche distruttive, incluse le riduzioni degli stipendi e delle pensioni. È il colpo finale per l’economia greca”. La campagna elettorale è appena all’inizio.