ITALIA – II Convegno di Toponomastica Femminile per la Provincia di Rovigo

Di Rosanna Beccari

Diffondere la cultura delle pari opportunità attraverso la toponomastica femminile è stato il fulcro del secondo Convegno per la Provincia di Rovigo di Toponomastica Femminile, svoltosi sabato 7 novembre presso la Sala Consiliare del Comune di Lendinara (RO), fortemente voluto da Rosanna Beccari, in qualità di referente di Toponomastica Femminile per la Provincia di Rovigo, e realizzato in tempi record con la collaborazione della Commissione Pari Opportunità e dell’amministrazione comunale lendinarese – assessorato Pari Opportunità -, oltre al patrocinio della Provincia di Rovigo, del Comitato dei Beni Culturali del Polesine e di Soroptimist. Si tratta infatti di un argomento ancora poco noto nel territorio rodigino ed il convegno si proponeva proprio la mission di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso la divulgazione della sua conoscenza. “Pertanto, in una situazione di carenza istituzionale dopo lo scioglimento della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Rovigo, che ha seguito le sorti di Palazzo Celio – ha riconosciuto la neo presidente dell’appena insediata Commissione P.O. della Provincia Rafaela Salmaso -, fondamentale è stato il ruolo di supplenza assunto autonomamente dalla Beccari, la quale da sola è riuscita ad organizzare tale convegno, dopo il primo dell’anno scorso a San Martino di Venezze, grazie anche alla straordinaria disponibilità incontrata in Lendinara ed avviando quindi i presupposti per una tradizione a cadenza annuale”.

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L’incontro ha visto una grande presenza dell’amministrazione comunale lendinarese, a partire dal sindaco Luigi Viaro, che ha elogiato con calore l’iniziativa proponendo una futura continuità collaborativa, le assessore Sandra Ferrari, alle Pari Opportunità, e Francesca Zeggio, per la Pubblica Istruzione, il presidente del Consiglio Comunale Dario Dainese, la presidente della Commissione P.O. Sebastiana Giliberto, dalla quale è partito l’invito, che ha poi avviato la collaborazione con la Beccari.

Le relatrici di Toponomastica Femminile – Maria Pia Ercolini, presidente nazionale, Nadia Cario e Giulia Penzo, referenti regionali del Veneto, Angela Alessandra Milella, referente per la provincia di Verona e Rosanna Beccari, referente per la provincia di Rovigo – hanno presentato alcune delle innumerevoli attività dell’Associazione Nazionale, “tra scuola e cittadinanza”, con il patrocinio di Fnism e del Senato della Repubblica, tra cui quattro convegni nazionali e molti provinciali, altrettanti concorsi scolastici nazionali, mostre e pubblicazioni, iniziative varie ed eventi, attività in rete, nuove intitolazioni in rosa, fino alla recente proposta innovativa di un gioco didattico ideato da Maria Pia Ercolini con Livia Capasso, per le scuole primarie e medie con tanto di diploma di “Super Toponomasta”. Il “Memory Street a Rovigo”, propone una versione odonomastica del classico Memory, basandosi su abbinamenti tra carte raffiguranti volti di donne con le corrispondenti carte riportanti le targhe stradali della loro intitolazione nei vari comuni polesani. L’attività ludico-didattica permetterà in un primo tempo di dare una identità ai nomi di strade e piazze e, in un secondo momento, a discrezione dei singoli docenti, potrà divenire il presupposto per ulteriori approfondimenti sulla conoscenza di quelle figure. “Perché – ha precisato la Ercolini – è importante che la formazione paritaria inizi prima possibile, quando i bambini non hanno ancora sviluppato certi pregiudizi e barriere sessisti tuttora molto diffusi nella nostra società”. Nell’ordine degli interventi, la presidente nazionale Maria Pia Ercolini ha parlato di “Toponomastica Femminile tra scuola e cittadinanza. Azioni e prospettive”, mettendo in luce la persistenza di stereotipi e pregiudizi sessisti nella segnaletica e cartellonistica pubblica.

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Quindi Giulia Penzo ha relazionato sul “IV Convegno Nazionale (il quarto) di T.F.: Lavoratrici in piazza”, tenuto tra il 18 e 20 settembre scorso alla Libera Università Alcatraz, presso Gubbio (PG), sotto l’egida del suo fondatore Jacopo Fo. La convention, ha precisato Giulia, è stata anche l’occasione per una serie di tavole rotonde sulla toponomastica nella didattica, sulle prospettive dell’associazione a livello nazionale ed internazionale, sul lavoro femminile tra presente e passato e sulla figura simbolica della Dea Madre, dall’atavico matriarcato all’era post-femminista. E su questo tema ha dato il proprio contributo Nadia Cario, che ha presentato la sua ricerca “Alla scoperta delle archeologhe”, corredata di una mostra da lei stessa curata. Un excursus su alcune pioniere dell’archeologia, che hanno avviato una reinterpretazione e riscrittura della storia tenendo conto anche della presenza femminile, a partire dalle numerose testimonianze fin dalla preistoria di una Grande Dea con spiccati attributi femminili e materni. È stata poi la volta di Angela Alessandra Milella, la quale ha raccontato la sua esperienza realizzata come docente in una scuola superiore di Verona: “La polis borghese: modelli e ruoli sessisti nella comunicazione”: una ricerca storica sulle presenze di genere nella comunicazione di massa dagli inizi del secolo scorso ad oggi, segnalando le pubblicità irrispettose e sessiste attraverso il blog “PubblicAnti”, appositamente creato con i suoi studenti. Con l’occasione, la Milella ha anche annunciato il suo nuovo lavoro in corso: “Montenegro: il fascino delle donne da raccontare”.

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Rosanna Beccari, che ha condotto i lavori, per ultima, nella relazione “L’avventura di Toponomastica Femminile a Rovigo. Le attività svolte nel territorio polesano e sviluppi futuri.”, ha presentato gli eventi organizzati nella sua città “da quando sono entrata in questa splendida avventura, in cui ho coinvolto spesso anche i miei studenti del Liceo Scientifico Statale P. Paleocapa di Rovigo”, ha commentato, realizzando, tra l’altro, alcuni significativi progetti risultati vincitori alle varie edizioni del Concorso Nazionale di T.F. “Sulle strade della parità” ed accolti con interesse dalla cittadinanza. A partire, nel 2014, dalla proposta di sette nuove intitolazioni in rosa nella città capoluogo dedicate ad alcune figure illustri conterranee (vincitrice del I Concorso, edizione 2014); successivamente, nel dicembre dello stesso anno, una mostra storico-documentaria (vincitrice dell’edizione 2015), che raccoglie le biografie di circa una settantina di donne nate, vissute o semplicemente passate per la terra Polesana, divenuta ora itinerante per i vari comuni della Provincia di Rovigo con il titolo “Tracce Femminili in Polesine”; l’iniziativa estiva di “Pedalare sotto le stelle per le vie delle donne”, organizzata per le serate d’agosto in collaborazione con Fiab Amici della Bici, che ha riscosso tanto gradimento e la recente proficua collaborazione avviata con il Comune di Lendinara, che ha portato ad una tappa della mostra ed al convegno, oltre a promettere futuri sviluppi in fase di elaborazione. Quindi le due studentesse Sofia Dainese e Hiba Jbali, della classe 2^ C liceo scienze applicate, hanno illustrato l’”Itinerario di Genere a Rovigo”, che sarà realizzato nella primavera del prossimo anno, con la collaborazione degli studenti del liceo rodigino e l’associazione Fiab, per la quale era presente al convegno la vice presidente Cinzia Malin. “In realtà – ha concluso la Beccari – il discorso della T.F. è una continua miniera stimolante di idee e progettualità. A questo proposito, mi preme sottolineare l’accoglienza favorevole e sempre disponibile che incontrano le mie proposte, il che mi incoraggia senz’altro a proseguire. Come la straordinaria sinergia creatasi con il comune di Lendinara e l’attivissima Commissione P.O. locale, con la quale, dopo questa avventura, proseguiremo una proficua collaborazione, sostenuta ed incoraggiata anche dal primo cittadino, che è letteralmente entusiasta delle nostre tematiche”.

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Al termine dei lavori, i presenti sono stati accompagnati nei locali adiacenti alla sala consiliare, dove per l’occasione era stata allestita la mostra itinerante “Tracce Femminili in Polesine”, realizzata con gli studenti del Liceo “Paleocapa”, già in Lendinara da due mesi, prima presso la Casa Albergo, e che il sindaco a sorpresa ha proposto di trasferire nella Biblioteca comunale per darle ulteriore visibilità invitando anche le scuole. Con una gradita novità: la rassegna sulle “Archeologhe”, curata da Nadia Cario, illustrata nel corso del convegno. Ma il risultato forse più importante, di cui la promotrice del convegno e l’amministrazione lendinarese sono particolarmente orgogliose, è stato l’aver ottenuto una nuova intitolazione ad una figura illustre polesana femminile, protagonista della Mitteleuropa fra Otto e Novecento, Giannetta Ugatti Roy, le cui spoglie riposano proprio a Lendinara. A lei il comune, accogliendo la proposta della Beccari, ha deciso di dedicare una rotatoria, creando un clamoroso precedente locale, che ci auguriamo sarà seguito da altri comuni e, poiché tutto è avvenuto in meno di un mese, non essendo ancora pronto il cartello stradale, l’assessora Sandra Ferrari ha mostrato la delibera dell’approvazione, invitando tutti alla cerimonia inaugurale di cui avremo presto notizia.

Rosanna Beccari

Docente di lettere e latino al Liceo Scientifico Statale “P. Paleocapa” di Rovigo e referente di Toponomastica Femminile per la Provincia di Rovigo.




ITALIA – Regioni del Sud al limite sul fronte accoglienza: decessi e proteste

Trecentonovantacinque migranti di diverse nazionalità, tra cui siriani e subsahariani, sono sbarcati  a Crotone dal rimorchiatore di altura norvegese “Siem Pilot St Avangar”. Tra loro 150 minori, tanti bambini e alcuni neonati, 24 donne di cui due incinte. Dopo il controllo da parte degli agenti della polizia, gli immigrati sono stati prima accolti dai volontari per il primo soccorso e poi trasferiti al centro d’accoglienza di Sant’Anna.

La Prefettura di Crotone, che ha coordinato le procedure per il primo soccorso e l’accoglienza, informa che sono già stati fermati 10 presunti scafisti.

Temporaneamente ospitati presso il C.D.A./C.A.R.A. di Isola di Capo Rizzuto ai fini della pre-identificazione, saranno nei  trasferiti – secondo un piano di riparto del Ministero dell’Interno – in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Campania.

PUGLIA – E’ stata eseguita  nell’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari l’autopsia sul corpo del 52enne tunisino morto martedì scorso in un’azienda di Polignano a Mare. Il pm Grazia Errede ha affidato l’incarico al professor Francesco Introna il quale dovrà stabilire le cause del decesso e se siano la conseguenza di un infortunio sul lavoro. Stando alla ricostruzione l’uomo si è sentito male alla fine del turno di lavoro nei campi dove caricava cassette di uva.

Al termine di un turno di otto ore all’aperto, avvertendo un malore l’uomo ha deciso di prendere un caffè al distributore dell’azienda. Giunto davanti alla macchinetta, il 52enne si è accasciato al suolo privo di sensi.

Soccorso da una collega, all’arrivo del 118 per il bracciante non c’era più nulla da fare. Residente a Fasano da diversi anni, dai primi accertamenti l’uomo risultava assunto con regolare contratto dall’azienda, anche se i Carabinieri stanno eseguendo verifiche sul contratto per verificarne la validità. Il gip ha disposto l’autopsia sul corpo del 52enne per verificare l’origine del malore che ha causato la morte e capire se poteva essere evitata.

LECCE – Tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati della Procura di Lecce per la morte di Mohamed, il 47enne sudanese stroncato da un malore mentre lavorava come bracciante irregolare, sotto il caldo torrido – la temperatura sfiorava i 40 gradi – in un campo di pomodori fra Nardò e Avetrana. Gli indagati sono i titolari dell’azienda agricola Mariano, marito e moglie, e il caporale sudanese che avrebbe svolto il ruolo di intermediario fra gli imprenditori e i lavoratori.

Il sostituto procuratore Paola Guglielmi ipotizza per ora il solo reato di omicidio colposo, ma è probabile che altre ipotesi si aggiungeranno presto all’elenco delle imputazioni: i primi controlli effettuati dai carabinieri della compagnia di Campi Salentina – guidati dal maggiore Nicola Fasciano – stanno portando alla luce un quadro di diffusa illegalità. Mohamed, stando alle prime ricostruzioni, era in possesso di permesso per stare in Italia in quanto richiedente asilo, ma non aveva un contratto di lavoro.

Irregolari anche altre due braccianti straniere, che quando l’hanno visto accasciarsi sulla terra hanno cercato di soccorrerlo. In regola con il contratto, ma non con altre norme sulla sicurezza sul lavoro, le altre 28 persone che lavoravano nella stessa porzione di terreno. Per questo gli accertamenti saranno effettuati a 360 gradi, sia sotto il profilo penale sia sotto quello prettamente professionale, tramite una serie di verifiche affidate anche agli ispettori dell’Inps.

L’azienda in cui è avvenuto l’incidente, del resto, già nel 2012 era finita nel mirino della Procura con l’arresto del titolare Giuseppe Mariano, coinvolto nell’operazione ‘Sabr’ sullo sfruttamento dei braccianti nei campi, insieme con tutti i più grossi imprenditori della zona. Da allora, e nonostante gli arresti, nulla è cambiato nelle campagne di Nardò e dell’hinterland.

I migranti continuano a lavorare in condizioni disumane, i caporali a fungere da intermediari e molti imprenditori a non rispettare completamente le regole. La situazione in cui lavoravano Mohamed e i suoi compagni lo dimostrerebbe in pieno: per ore chinati sotto il sole, con temperature che nei giorni scorsi hanno toccato i 40 gradi. Quelli che segnavano appunto i termometri nelle campagne verso Avetrana.

Cordoglio per la scomparsa del 47enne è stato espresso dal governatore Michele Emiliano: “Si tratta dell’ennesimo incidente sul lavoro, questa volta ancora più angosciante per la dinamica, visto che il bracciante, cittadino sudanese, probabilmente è morto a causa del gran caldo che imperversa in questi giorni, ancor di più sensibile nei campi di pomodori del Salento dove stava guadagnando la giornata. Il tragico episodio ci ricorda che a svolgere determinati lavori sono in gran parte immigrati da Paesi lontani”.

“Mohammed aveva i documenti in regola e faceva proprio il bracciante per professione – ha proseguito il governatore – Lo vogliamo ricordare a chi guarda a questi operai come ladri di lavoro, mentre con il loro sacrificio fanno funzionare pezzi di un’economia che vogliamo sempre più sana e sicura”. Emiliano si è detto sicuro “che magistratura e investigatori faranno luce sulle condizioni di lavoro in quella azienda agricola, perché a volte l’intreccio fra manodopera irregolare e poca chiarezza sulle imprese è fatale per gli anelli più deboli della catena”.

Sulla vicenda interviene anche Stefania Crogi, segretario generale Flai Cgil: “Questa morte non può restare un fatto di cronaca estiva, è un atto di accusa verso un mercato del lavoro agricolo colpito in modo forte dalla piaga dello sfruttamento”.

SALENTO – A Torre Chianca due salentini si sono accaniti su un ambulante 17enne in spiaggia: indagati per tentato omicidio, uno è sorvegliato speciale. Cori razzisti dei bagnanti contro la vittima e i poliziotti

Prima gli hanno rubato un paio di occhiali. E quando l’ambulante diciassettenne originario della Nuova Guinea ne ha chiesto la restituzione, lo hanno picchiato selvaggiamente, trascinato in mare e tenuto con la testa sott’acqua per diversi minuti. Il tutto sotto gli occhi dei bagnanti, che non solo non hanno aiutato il ragazzo, ma all’arrivo della polizia hanno circondato le volanti, facilitando la fuga di uno dei due aggressori e inveendo contro gli agenti e la vittima con frasi pesanti dal chiaro contenuto razzista.

Il pomeriggio di ordinaria follia ha avuto come teatro la spiaggia di Torre Chianca (a pochi chilometri da Lecce) e come protagonisti due giovani del capoluogo già noti alle forze dell’ordine, Federico Ferri e Mirko Castelluzzo, rispettivamente di 25 e 37 anni, arrestati per tentato omicidio al termine di un’indagine lampo della squadra volante della polizia di Stato, guidata dalla dirigente Eliana Martella. Entrambi vengono ritenuti vicini a gruppi della criminalità leccese che operano nel capoluogo: Castelluzzo è un sorvegliato speciale con obbligo di dimora, che non aveva remore a scontare sulla spiaggia in compagnia degli amici.

I due uomini, stando alla ricostruzione effettuata, avrebbero mercanteggiato con il venditore ambulante per qualche minuto e poi avrebbero sottratto un paio di occhiali dalla sua cesta. Il ragazzo se ne sarebbe accorto, chiedendone la restituzione e scatenando così la furia dei due leccesi. Alle botte è seguito il trascinamento in mare e poi quel tenerlo sott’acqua, che ha configurato l’ipotesi di tentato omicidio, condita da minacce rivolte ai presenti affinché si facessero “i fatti loro”.

Il migrante sarebbe poi riuscito a liberarsi e a scappare, chiedendo aiuto ai bagnanti, nessuno dei quali gli ha dato un cellulare per poter avvisare le forze dell’ordine. Una telefonata anonima al 113 ha determinato l’intervento delle volanti, ai cui agenti la vittima ha raccontato tutto con dovizia di particolari: “Mi tenevano con la testa sott’acqua, credevo di morire”.

Quando è riuscito a uscire dall’acqua, il diciassettenne era molto dolorante, essendo stato colpito in diverse parti del corpo (faccia, testa, collo, zigomo sinistro), comprese quelle intime, tanto che è stato condotto in ospedale, dove è stato sottoposto alle cure del caso e poi dimesso con una prognosi di dieci giorni. Al termine della brutta avventura il ragazzo è stato riaccompagnato a casa, dove abita con la famiglia, composta da lavoratori, tutti in regola con i permessi di soggiorno.

Le indagini dei poliziotti hanno inoltre consentito di identificare e denunciare per offese a sfondo razziale altre tre persone (una di loro anche per furto), che durante le fasi concitate di intervento della polizia, hanno inveito contro l’immigrato, rubandogli anche altre cinque paia di occhiali e i 40 euro, magro guadagno di un’intera giornata di lavoro sotto il sole.

Nella notte – poche ore dopo l’arresto di Ferri e Castelluzzo – un ordigno è esploso nei pressi dello stabilimento balneare ‘La Cambusa’ davanti al quale è avvenuta la brutale aggressione, danneggiando gravemente alcune cabine e magazzini. Difficile ipotizzare, al momento, se i due episodi siano collegati e se la presenza della bomba sia stata un segnale intimidatorio rivolto ai proprietari del lido in relazione a quanto accaduto il pomeriggio. Gli investigatori della squadra mobile diretti da Sabrina Manzone, però, non escludono alcuna possibilità e hanno già acquisito le immagini delle videocamera di sorveglianza installate nella zona.

SARDEGNA – Mentre prosegue la protesta a Cagliari dei migranti eritrei che vogliono lasciare l’isola,  sono sbarcati a Sant’Antioco e Teulada altri 15 nordafricani. Secondo i primi accertamenti si trovavano a bordo di due barchini, uno dei quali è stato già trovato, mentre il secondo sarebbe stato avvistato da una motovedetta. Cinque dei profughi sono stati intercettati dai carabinieri a Sant’Antioco, mente gli altri dieci sono stati rintracciati poco più tardi nella zona delle saline di Teulada. Sono tutti giovani nordafricani e in buone condizioni di salute, una parte dei migranti è stata già trasferito al centro di prima accoglienza di Elmas.

PROFUGHI ERITREI – E’ ripresa poco dopo  la protesta dei migranti eritrei davanti agli ingressi dei traghetti al porto di Cagliari. I profughi – 80/100 tra uomini e donne – che si trovavano in piazza Matteotti e nella zona del porto dove hanno trascorso la notte, sono tornati ai cancelli dei traghetti e chiedono di poter lasciare la Sardegna, come fatto  dai 56 connazionali. La Polizia sta controllando la situazione. Per molti di loro la partenza non sarebbe possibile a causa della mancanza di documenti e di denaro per acquistare i biglietti della nave Tirrenia. Chi invece è in possesso di documentazione e biglietto, come già accaduto, in giornata potrebbe lasciare l’isola. Alcuni dei profughi avrebbero già detto di essere disponibili a tornare nelle strutture di accoglienza, visto che molti di loro arrivano da altre province dell’isola.

IN 56 HANNO GIA’ LASCIATO LA SARDEGNA – Sono partiti  con il traghetto della Tirrenia diretto a Civitavecchia, 56 dei 120 migranti eritrei che ieri mattina si sono presentati davanti ai cancelli degli imbarchi del porto di Cagliari, chiedendo di poter lasciare la Sardegna e raggiungere altre nazioni europee. Tra di loro ci sono 25 donne e un minorenne. Quattordici dei profughi erano arrivati nello sbarco del 18 luglio scorso, mentre gli altri fanno parte dei 435 arrivati a Cagliari dalla nave della Marina tedesca sabato scorso. I 56 migranti, che erano ospiti di strutture ricettive nel Cagliaritano, sono in possesso di biglietto e di documenti validi. Da valutare la posizione degli altri arrivati da altre province dell’isola.

Il QUESTORE DI CAGLIARI – “Bisogna prendere atto che si tratta di un fenomeno storico epocale che non riguarda certo l’Italia, ma tutta l’Europa, soprattutto il nord Europa. L’Italia sta dando prova di essere un paese di grande umanità e accoglienza”. Lo ha detto all’ANSA il questore di Cagliari, Filippo Dispenza, commentando la protesta dei profughi eritrei al porto del capoluogo. “E’ un fenomeno epocale e storico dettato da guerre, carestie e condizioni di vita impossibili – ha evidenziato ancora Dispenza – bisogna puntare sui sistemi di sviluppo economici, sociali e politici nei paesi di origine e puntare sulla pacificazione”. In riferimento ai migranti che chiedono di lasciare la Sardegna ha aggiunto: “Sono persone che sono sottoposte a forme di protezione internazionale, non sono prigionieri ma sono ospitati in strutture di accoglienza della Regione e, una volta identificati, sono liberi di uscire e rientrare. Devono rispettare chiaramente certe regole, come l’assenza prolungata (tre giorni) dalle strutture in cui sono alloggiati, per non perdere il diritto all’ospitalità. Devono poi rispettare le norme del vivere civile, le regole e le leggi vigenti”, ha concluso il questore.

CAMPANIA – La Campania è la quarta regione in Italia, dopo Lombardia, Sicilia e Lazio per il numero di profughi da accogliere. L’epicentro della protesta è Varcaturo dove i residenti hanno protestato davanti all’Hotel di Francia, un albergo di lusso, come ricorda linkiesta, trasformato in centro di accoglienza. Lo scenario si è ripetuto a Licola Mare nei pressi dell’Hotel Panorama. Anche lì dopo le proteste dei residenti davanti all’Hotel Panorama è scoppiata una rissa tra profughi che è stata sedata dalle forze dell’ordine. La situazione appare fuori controllo a Giugliano. Circa 900 su 2300 sono concentrati in 8 centri. Il sindaco ha chiesto al Prefetto di Napoli di bloccare nuovi arrivi.

“Il Prefetto, su mia sollecitazione, – ha dichiarato Poziello – ha escluso il Comune di Giugliano dalle nuove gare in corso per la collocazione in strutture ricettive di migranti richiedenti asilo. Ciò in considerazione dell’elevato numero di richiedenti già presenti sul territorio”. Intanto altri venti immigrati sono stati “dirottati” sabato scorso per motivi di ordine pubblico da Acerra all’Hotel Bella Mbriana, altro centro di accoglienza nel giuglianese, dopo che gli acerrani avevano protestato per l’arrivo del bus carico di profughi. “Siamo stanchi e spaventati, – affermano alcuni cittadini giuglianesi a Linkiesta – è un’invasione. Ormai loro sono diventati più di noi e quindi si sentono forti, non è la prima volta che avvengono episodi del genere come la rissa di martedì”. La rabbia degli italiani e dei campani diventa sempre più pressante.




FRANCIA – Ban Ki-moom: “Il mondo è a un bivio critico”. Duemila scienziati per fermare il global warming mentre in Italia il caldo uccide

Clima tropicale in Italia. Caldo e afa al Centro Sud, tromba d’aria e violenti temporali al Nord. Anomale le temperature torride degli ultimi giorni. L’anticiclone africano che ha portato la colonnina di mercurio a toccare i 40 gradi in molte città italiane, ha causato  una vittima in Sardegna e una in Liguria. Il maltempo  ha  fatto una vittima e molti danni in Veneto.

Una tromba d’aria F2/F3 con forte grandinata si è abbattuta in Veneto sulla cittadina di Dolo e nei comuni limitrofi alla velocità di 250 Km orari, causando molti danni ai tetti e l’abbattimento di alberi. La situazione più preoccupante è quella in atto nell’area di Pianiga (Venezia), dove un’auto, con una persona alla guida, è stata sollevata dall’asfalto ed è poi precipitata a terra. La persona al volante è morta sul colpo. Altre 15 persone sono rimaste ferite (2 delle quali in codice rosso, ma la situazione è in evoluzione). Un elicottero ha sorvolato le zone colpite per verificare dall’alto la situazione. Una villa veneta, villa Fini, è stata completamente distrutta. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, segue costantemente la situazione.

In Sardegna un pensionato di 77 anni, Antonio Serra, di Elmas, è morto questa mattina in spiaggia a Flumini di Quartu, a seguito di un malore legato  al caldo afoso di questi giorni. L’episodio è avvenuto intorno alle 11. L’anziano si trovava nel litorale davanti a via Mar Tirreno quando si è accasciato sulla sabbia. Subito è scattato l’allarme. Sul posto è arrivata un’ambulanza del 118 che si trovava già a Flumini. I medici hanno tentato in tutti i modi di rianimare l’uomo, ma non c’è stato nulla da fare. Negli ultimi giorni, fa sapere il 118, sono aumentati gli interventi per malori, molti dei quali vedono protagonisti gli anziani. Alcuni di questi sono collegati proprio alle alte temperature che stanno asfissiando la Sardegna e il resto della Penisola. Il ritrovamento in casa, a tre giorni dal decesso, di un 79enne di Lanusei stroncato, secondo quanto si è appreso, dall’afa. Ad Alassio (Savona) una donna di 72 anni é morta stroncata da infarto mentre si trovava sulla spiaggia. La morte potrebbe essere dovuta al malore per il gran caldo di questi giorni. Immediato è scattato l’allarme da parte dei bagnanti e del bagnino corso in aiuto dell’anziana, una turista alassina residente a Pavia in vacanza con una amica.

La perturbazione che ha attraversato il Centro Nord Europa coinvolgerà marginalmente il Nord Italia portando temporali, anche forti, su Lombardia orientale e Nord Est. Resta, invece, il caldo sul resto d’Italia con punte di 36/38°C sui versanti adriatici. Un po’ di fresco  verso le regioni centro meridionali, con qualche temporale sulla dorsale adriatica, mentre non mancherà qualche acquazzone al Nord tra pianure e Prealpi. A contribuire ad abbassare la temperatura e l’umidità ci penseranno i venti da Nord.

Ma sarà una breve pausa, nel fine settimana tornerà l’alta pressione con sole e caldo in nuovo aumento, ma senza i picchi di calore degli ultimi giorni. Qualche temporale potrà invece interessare l’estremo Nord Est per il passaggio della coda di una perturbazione. Quella di questa estate, spiegano gli esperti, è una situazione opposta a quella dello scorso anno quando l’Italia fu attraversata da perturbazioni piovose. Ora, invece, ci troviamo con una rimonta dell’alta pressione africana.

Allerta in Emilia Romagna. La protezione civile in Emilia-Romagna ha emanato un’allerta meteo per temporali, vento e stato del mare. I temporali potranno essere di forte intensità. Previsto vento da nord est sulla costa fino a 25 nodi (46 chilometri orari) e raffiche fino a 35 nodi (65 chilometri orari), che provocheranno un incremento anche consistente del moto ondoso. Il mare sarà agitato al largo, con altezza dell’onda tra 2,5 e 4 metri. La situazione dovrebbe migliorare.

Con 56.883 megawatt l’Italia tocca il nuovo record assoluto dei consumi di elettricità. Lo comunica Terna, che ha rilevato il dato. Il fattore che ha innescato l’impennata dei consumi, spiega Terna, è l’ondata di caldo torrido che sta attraversando la penisola in questi giorni, spingendo all’utilizzo massiccio dei condizionatori d’aria e delle apparecchiature refrigeranti. Per avere un’idea dell’impatto delle temperature sui consumi, ad ogni grado in più sopra i 25 gradi, i tecnici stimano un aumento della domanda elettrica tra gli 800 e i 1.000 megawatt. Il primato di ieri conferma il trend in atto ormai da vari anni, cioè il graduale avvicinamento, prima, e il sorpasso poi, avvenuto nel 2006, della punta estiva di fabbisogno rispetto a quella invernale.

A spingere i consumi è il caldo torrido, è stato detto, ma si dovrebbe affermare il contrario: sono le emissioni di gas serra a provocare il caldo torrido e la maggior parte dell’energia elettrica che consumiamo è prodotta attraverso la combustione. Bisogna diminuire i consumi, spegnere climatizzatori e ventilatori, camminare a piedi, utilizzare la bicicletta o i mezzi di trasporto pubblici, spegnere computer, videogiochi, telefonini perennemente in carica, lampadine, spie luminose. E’ chiedere troppo?

Il valore, registrato in una giornata con temperature massime più alte di oltre 5 gradi rispetto allo stesso periodo 2014, supera di 61 MW il precedente record 2007. Il precedente picco era stato toccato il 17 dicembre 2007 (56.822 MW), mentre il nuovo record supera anche di 5.333 megawatt la punta di domanda del 2014 (51.550 MW, 12 giugno), un dato pari a oltre 2,5 volte il consumo di una grande città come Roma.

Fa notare Ban Ki-moom, segretario generale delle Nazioni Unite che ai negoziati sul clima dell’Onu del 2010, i governi si erano impegnati ad un aumento massimo della temperatura di 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. Tuttavia, l’IPCC ci dice che ci stiamo dirigendo verso un riscaldamento globale medio di 5-6 gradi.

“Il mondo è a un bivio critico. I paesi sono stati invitati a presentare i loro Intended Nationally Determined Contributions (INDC) in vista del nuovo accordo sul clima da concludere nel mese di dicembre, a Parigi. Più di 40 paesi sviluppati e in via di sviluppo che rappresentano con obiettivi poco più della metà delle emissioni globali lo hanno già presentato. Alcuni paesi si sono impegnati fino al 50 per cento della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030. Tutti i paesi devono essere parte della soluzione.”

Oltre 2000 scienziati si sono riuniti a Parigi in questi giorni per discutere sulle potenziali vie per contrastare il global warming. La conferenza dal titolo “Our Common Future Under Climate Change (CFCC15)” è stata inaugurata il 7 luglio a Parigi e si concluderà oggi. Sul tavolo le più recenti teorie sulle soluzioni per limitare i cambiamenti climatici.

Si tratta di una grande conferenza scientifica internazionale, il più grande forum per la comunità scientifica in vista della Conferenza di Parigi prevista a dicembre. Durante la Cop21, i governi dovranno formalizzare un nuovo e inclusivo accordo globale per ridurre le emissioni di gas serra dopo il 2020.

La conferenza CFCC15 arriva a nove mesi dalla pubblicazione della più grande rapporto scientifico del Gruppo intergovernativo di esperti (IPCC), secondo cui i governi possono tenere i cambiamenti climatici sotto controllo e a costi gestibili, ma dovranno azzerare le emissioni di gas serra per limitare i rischi di danni irreversibili.

In questi giorni a Parigi sono state rese note le ultime conoscenze sui cambiamenti climatici e sui loro effetti, ma anche le diverse opzioni per contrastarli.

“Una vasta gamma di soluzioni basate sull’evidenza sono economicamente interessanti e scalabili, sia per limitare i cambiamenti climatici sia per prepararci ad affrontare nel modo più efficace possibile quelli che non possono essere evitati. Gli scienziati non devono dire ai governi cosa fare a dicembre, ma ne devono illuminare le scelte, ciascuna con diversi livelli di costo e di rischio”, ha dichiarato Chris Field, presidente del Comitato scientifico CFCC15 e capo del Dipartimento di ecologia globale della Carnegie Institution statunitense.

Per il Presidente del Comitato Organizzatore Hervé Le Treut, professore di Climatologia a Parigi all’Université Pierre et Marie Curie (UPMC) la scienza del clima è in evoluzione

“È complessa, ma la straordinaria gamma di competenze alla conferenza dimostra che gli scienziati si stanno impegnando a collaborare più che mai, nel contribuire ad avanzare soluzioni eque, e a portata di mano. Soprattutto per i paesi meno sviluppati”.




Le tre Italie dell’astensionismo

Una vittoria di Pirro per il Pd che ha portato a casa un 5 a 2 molto sofferto. La sfida politica regionale ha visto  prendere la Liguria da Forza Italia e il Veneto dalla Lega Nord. Un risultato determinato da un’affluenza al 52,2% e dall’affermazione del Movimento 5 Stelle, che in tutta Italia si stanzia sul 20%, con punte in alcune zone come Genova, dove la più giovane candidata governatrice, Alice Salvatore, sfiora un sorprendente 25%,  e in Puglia con Antonella Laricchia.

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In Veneto il leghista Luca Zaia ha doppiato Alessandra Moretti del Pd e ha lascia molto più indietro il fuoriuscito Flavio Tosi.

La sorpresa è arrivata però dalla Liguria dove il consigliere politico di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti, ha vinto con il 34,4%, seguito a una certa distanza dalla Dem Raffaella Paita con la M5S Alice Salvatore terza e Luca Pastorino, candidato della sinistra, quarto. Con il Pd che, come lo stesso premier Matteo Renzi aveva avvertito nei suoi comizi, paga la prima vera scissione a sinistra. “Il cinico disegno di Cofferati, Civati, Pastorino si realizza compiutamente”, ha commentato la candidata del Pd Raffaella Paita.

In Umbria vittoria per Catiuscia Marini (centrosinsitra) anche se nelle prime proiezioni sembrava che potesse aprirsi una chance per il candidato di centrodestra Claudio Ricci.

In Campania, dopo un testa a testa che lo ha visto, comunque, sempre in testa anche se di misura si afferma il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca primo (al 39,9% contro il 38% di Stefano Caldoro), superando di fatto anche la ‘black list’ stilata dalla presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi e ultimo pomo della discordia all’interno del Pd.

In Puglia la vittoria scontata per Michele Emiliano il nuovo governatore e tra i primi a salutarlo il presidente uscente Nichi Vendola: “Complimenti sinceri affettuosi Emiliano per una vittoria così netta, forte, e auguri calorosi di buon lavoro, un lavoro che sarà durissimo, di una complessità incredibile”.

Per cinque regioni la vittoria è sembrata netta già dalle prime proiezioni: in Toscana, Puglia e Marche fa il pieno di voti il centrosinistra.

Ma il dato che va analizzato per comprendere la realtà politica italiana è l’astensionismo.

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L’affluenza alle urne nel nostro Paese – seppur negli anni in costante diminuzione – è sempre stata piuttosto alta. Alle politiche del 2008 superava l’80% e in quelle del 2013 si attestava pur sul 75%.  Ora poco più del 50% si è recato alle urne.

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Quasi 12 punti in meno rispetto al 64,1% delle precedenti consultazioni.

Gli elettori sono sempre più scettici e disillusi di fronte agli schieramenti politici, che per quanto frammentati in molti partiti e correnti politiche sono composti da un ceto politico identico e trasformista a destra e a sinistra. Il cattivo costume è confermato dai risultati delle manovre di governo. La Riforma delle pensioni  e la “Buona scuola” hanno fatto perdere elettori. Nell’Italia del Nord chi non ha votato Pd, se non si è astenuto, ha votato Lega Nord e definito ladroni tutti gli altri.

Alle ultime elezioni europee la vittoria del Pd ha, di fatto, rafforzato la leadership di Renzi nel partito e nel Paese, accrescendo la forza e la convinzione con cui il leader toscano ha perseguito il suo progetto egemonico illegittimo, perchè  non votato dagli italiani.

La stessa cosa è accaduta con il consenso dato al Pd attraverso queste elezioni regionali.

Ma chi ha scelto di astenersi evidentemente non ha potuto dimenticare  che il Pd ha sostenuto il governo Monti e le sue politiche di austerità , ha fatto inserire il fiscal compact in costituzione, ha varato il jobs act, sta portando a termine una pessima riforma della Scuola e si appresta a firmare il ttip, un trattato di commercio transatlantico che  penalizzerà il nostro paese. Tutto questo in uno scenario di omologazione e totalitarismo dilagante. Ogni tipo di opposizione è bollata come sterile riflessione da contrapporre al “fare”, ogni obiezione valutata con sufficienza e arroganza.  L’astensione si spiega con il venir meno della tensione ideologica che aveva contraddistinto il sistema dei partiti proprio della Prima e della Seconda Repubblica.

Nel M5S, la scelta post-ideoologica ha finito per occultare la mancanza totale di una reale posizione politica: tutta l’attenzione si concentra sulla necessità di moralizzare la vita pubblica (lotta alla “casta”, riduzione dello stipendio, etc.). Anche il reddito di cittadinanza può essere letto come una posizione populista e non politica.

A Destra, spostare tutto sulla lotta contro l’immigrazione sembra una battaglia persa.

Renzi commenta: “Il risultato del voto è molto positivo, andiamo avanti dunque con ancora maggiore determinazione nel processo del rinnovamento del partito e di cambiamento del paese”.




ITALIA – A Verona la più grande manifestazione LGBT nel ventennale della Mozione omofobica n. 336

Una marcia dell’orgoglio lesbico, gay, bisessuale, transessuale e transgender, queer, intersex e asessuale (LEGBTQIA) attraverserà il centro di Verona, il 6 giugno 2015.  Il Verona Pride è un’occasione di mobilitazione di tutte le forze sociali e civili che si riconoscono nei valori fondamentali dell’antifascismo, dell’antisessismo, dell’antirazzismo e dell’uguaglianza, contro ogni forma di autoritarismo, di fondamentalismo religioso e politico, di violenza, per rivendicare un cambiamento politico e culturale radicale. Perchè Verona si rivela continuamente un laboratorio delle discriminazioni, delle intolleranze e dei crimini d’odio.

Proprio nel 2015 cade il ventennale della Mozione  n. 336 approvata dal Consiglio comunale (1995), che definiva l’omossessualità “contro natura” e impegnava il Comune a difendere la cosiddetta “famiglia naturale”, promuovendo un’omofobia istituzionale e legittimando in maniera inaccettabile la discriminazione contro le persone omosessuali. Con questa Mozione, Verona, di fatto, si chiamò fuori dall’Europa, respingendo l’applicazione delle direttive del Parlamento Europeo in tema di diritti civili e di pari opportunità.

Inoltre, nel 2014, il Veneto ha confermato il triste primato della Giunta regionale più omofobica e transfobica d’Italia, dando continue dimostrazioni di pregiudizio e ignoranza di fronte alle tematiche LGBT.

L’Italia è uno dei pochi stati dell’Unione europea in cui non esiste una legge contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità  di genere, in cui le unioni tra persone dello stesso sesso non sono riconosciute e ancora non è possibile disporre liberamente del proprio genere. Per questo da mesi il Comitato del Verona Pride lavora alla promozione della marcia finale, che tra qualche giorno potrebbe diventare la più grande e partecipata manifestazione LGBT della storia del Nord Est.