Luna Park Venezia

Nel suo romanzo  La seconda mezzanotte  Antonio Scurati ha descritto uno scenario terrificante: alla fine di questo secolo, dopo una spaventosa onda alluvionale che ha sommerso tutto e ha definitivamente sconvolto il clima mondiale, ciò che resta di Venezia è stato comprato e ricostruito da una multinazionale cinese. L’area più celebre e centrale della città lagunare è stata isolata da una cupola climatizzata e Venezia è stata trasformata in un allucinante divertimentificio per stomaci forti: vi è permesso tutto, tutto è disponibile per chi possa pagare, perfino assistere a combattimenti gladiatorî in piazza San Marco. Cos’abbia a che vedere Venezia con il Colosseo non è argomento di discussione: per il business globalizzato e per le masse turistiche la distinzione è troppo sottile e nessuno conosce più la differenza fra culture che, viste da lontano, paiono coincidere. Come oggi pizza mafia e gondole sono accomunate dall’ignoranza del consumo, così nel 2092 gladiatori, basiliche, prostituzione, laguna, alcol e droga fanno parte di un immaginario turistico da consumarsi nel più breve tempo possibile. La domanda se il mondo futuro descritto da Scurati sia davvero in procinto di avverarsi appare meramente accademica.

Venezia è nei guai anche nel presente: è un luogo comune ma anche la verità. Tutti i centri storici lo sono, ma le città di terraferma si sono potute espandere in periferie (spesso disumane) mentre la città lagunare è limitata in sé stessa dall’acqua. Anche Venezia, sul piano amministrativo, ha una periferia in terraferma, ma il collegamento con essa è un salto, un’autentica frattura. Se nel passato il legame d’acqua con le isole e con la terraferma garantiva una complessità di scambi, oggi le relazioni lagunari e la stessa vita della popolazione sono sconvolte dalla trasformazione economica e sociale del turismo globalizzato. La massa di turisti che ogni giorno invade la città ha causato una proliferazione patologica di pseudoservizi, quasi tutti di bassa qualità e spesso di dubbia legalità, che arricchisce gl’investitori e rende dura la vita alla gente. I costi degl’immobili sono divenuti insostenibili e commercianti e artigiani sono sostituiti da una distribuzione veloce, a basso costo e standardizzata. Trovare un comune negozio di ferramenta o una libreria è diventato arduo perché i turisti consumano solo ciò che viene loro ostentato, senza voler neppure accorgersi che l’oggetto tipico appena acquistato è paccottiglia prodotta altrove e il cibo tipico appena ingerito è fast food. Da più parti si grida alla modernizzazione, allo stare al passo coi tempi, alla necessità della promozione pubblicitaria che ha già devastato, con “ristrutturazioni” criminali, palazzi storici divenuti contenitori di brand rampanti. Navi colossali, definite da qualcuno opere di vera e propria architettura invasiva, sovrastano gli edifici e devastano l’ecosistema lagunare. Designer e architetti di grido propongono, e talvolta perpetrano, mostruosità abnormi che dovrebbero “traghettare verso il futuro” una città che è sempre stata un capolavoro di equilibrio.

La popolazione di Venezia è ormai a un minimo storico, circa cinquantamila abitanti. Fra essi molte sono le persone normali, quelle che vanno a lavorare o studiano, che vi abitano, che fanno la spesa, che hanno relazioni e che non ne possono più di trovarsi la strada di casa o del lavoro ingorgata da masse umane sbraitanti, masticanti, fotografanti e ignoranti delle norme più elementari della convivenza in una città antica e tanto particolare. La minaccia della privatizzazione neoliberista incombe su tutto: isole, monumenti, palazzi, strade. La risposta delle amministrazioni è stata quella di incentivare il turismo mordi-e-fuggi e al contempo di frenarne gli eccessi con provvedimenti inutilmente drastici, come l’adozione di tornelli d’ingresso nei giorni festivi più frequentati o del prezzo furfantesco del trasporto pubblico, con il risultato che veneziane e veneziani si sentono sempre più personaggi obbligati di un parco a tema. Molta gente ritiene inevitabile andarsene.

Ma non mancano cittadine e cittadini che si oppongono alla devastazione in atto e che hanno formato gruppi, movimenti e comitati per opporvisi. Alcuni intervengono con caparbia pazienza nella pulizia dei muri plurisecolari; altri raccolgono fondi per l’acquisto collettivo di isole lagunari, come Poveglia, minacciate dall’immissione sul mercato e pronte a diventare resort pluristellati o residenze miliardarie; altri ancora manifestano e compiono azioni di disturbo alle grandi navi. Nel maggio 2014 il comitato NoGrandiNavi-Laguna Bene Comune ha pubblicato il libro bianco Venezia, la laguna, il porto e il gigantismo navale. Le grandi navi fuori dalla laguna a cura di Gianni Fabbri, con scritti e contributi di Gianni Fabbri, Giuseppe Tattara, Armando Danella, Cristiano Gasparetto, Luciano Mazzolin e Silvio Testa, in cui viene esposto in termini scientifici il problema della laguna e della città. Negli anni il comitato si è esteso ed ha approfondito i termini del suo dissenso e della sua lotta. Le grandi navi (e “grandi” è un pallido eufemismo) e le masse turistiche sono epifenomeni eclatanti, ma rappresentano solo la parte più vistosa di un dramma che riguarda soprattutto la gestione politica di Venezia e che coinvolge in realtà il territorio nel suo complesso. Per esempio, la riduzione della città a parco a tema non si riduce al centro storico ormai intasato, dato che è prevista la costruzione nell’immediata terraferma di ventimila posti letto che ospiteranno il turismo low cost. Il problema della desneylandizzazione va visto nel suo aspetto complessivo. Per opporvisi e ricostruire è necessario soprattutto fare un progetto di ripopolazione urbana con politiche a misura di residente, favorendo le attività produttive, il welfare, le attività sociali che recuperino e gestiscano spazi comuni, e bloccare la svendita e la privatizzazione dissennata del patrimonio pubblico, la devastazione dell’ecosistema lagunare, l’espulsione dei ceti meno abbienti. Venezia deve uscire dal suo ruolo di luna park e tornare ad essere una città aperta e multiculturale, antirazzista e antisessista.

A questo scopo, il movimento NoGrandiNavi-Laguna Bene Comune ha indetto, per domenica 10 giugno, una Marcia per Venezia, che partirà alle ore 14 da piazzale Roma. L’invito alla partecipazione è rivolto ai e alle residenti della laguna e della terraferma, a chi lavora in città da pendolare, al mondo delle associazioni e a chiunque stia a cuore la Perla della laguna, perché, come ha scritto Salvatore Settis, «se Venezia muore non sarà solo Venezia a morire: morrà l’idea stessa di città».

È possibile leggere e scaricare il libro bianco Venezia, la laguna, il porto e il gigantismo navale. Le grandi navi fuori dalla laguna: http://www.nograndinavi.it/wordpress/wp-content/uploads/2014/05/2014-05-16-LIBRO-BIANCO-ComitatoNOGrandiNavi-Laguna-Bene-Comune.pdf

La citazione di Salvatore Settis è tratta dal suo libro  Se Venezia muore , Torino, Einaudi, 2014.







ITALIA – Da Venezia in marcia scalzi per cambiare le politiche migratorie globali

La Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi è un lungo cammino di civiltà. E’ l’inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano. Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie.
Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace.
Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti.
Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze.

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Oggi Venezia lancia la Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi.
In centinaia camminano scalzi fino al cuore della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica.
Invitando tutti ad organizzarne in altre città d’Italia e d’Europa per chiedere con forza i primi quattro necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali:

1. certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature
2. accoglienza degna e rispettosa per tutti
3. chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti
4. Creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino.




ITALIA – A Venezia il sindaco Brugnaro redige l’indice dei libri proibiti. L’Aie protesta

Vietare la lettura dei libri, mettendone una lista all’indice è la pratica ricorrente di chi vuole demolire la democrazia, è il gesto  oscurantista di ogni epoca: dai parabolani di Alessandria all’Inquisizione, fino ai roghi hitleriani.

La lista del neo sindaco di Venezia – imprenditore “renziano” eletto dalla Lega e dalla destra – non è meno penosa di altre che l’hanno preceduta. L’intenzione è infatti di impedire che una serie di favole per l’infanzia arrivino ai destinatari. Ben 49 libri sono stati considerati – da qualche oscuro funzionario ignorante e bigotto – “pericolosi” per l’integrità psicofisica dei bambini. Capolavori del genere, come “Piccolo blu e piccolo giallo” di Leo Lionni, oppure “Piccolo uovo” di Altan; ma anche testi sull’adozione, su genitori in seconde nozze, o sul bullismo a scuola (come “Il segreto di Lu”).

Difficile rintracciare un filo logico razionale, facile scovare l’integralista sotto il moralizzatore. L’intenzione dichiarata è quella di contrastare la diffusione della cosiddetta “cultura gender”, qualunque cosa possa significare questa espressione nella testa degli stilatori di liste proibite. In teoria, comunque, vorrebbero contrastare la “diffusione dell’omosessualità” (come se fosse un “virus culturale”). Ma visto che c’erano, hanno infilato dentro anche altri temi (adozione, secondo matrimonio, antibullismo, ecc).

Così facendo è venuta fuori la costellazione ideologica – decisamente catto-fascista, in patente contrapposizione persino con i discorsi del papa attuale – che sovrintende a questa lista. Concretizzata nella circolare a scuole materne ed elementari che esorta a eliminare dalle biblioteche quei 49 “testi del demonio”.

Scattano le polemiche, come si dice in questi casi, e il neosindaco si spaventa, ma non fa marcia indietro. Fa sapere infatti che medita di “smagrire” la lista, non di eliminarla.

Decisa e costante la reazione di genitori, insegnanti, editori, che hanno dato vita a petizioni (indirizzate al pessimo ministro Giannini, che pensa solo ad aziendalizzare la scuola), iniziative pubbliche di lettura dei libri proibiti, trasformando così la lista in “consigli alla lettura”.

“Ritirare libri da una scuola, qualsiasi libro da qualsiasi scuola, è sempre inaccettabile, nella sostanza e simbolicamente”. commenta  il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Marco Polillo. “Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha scelto l’occasione più sbagliata per confermare la sua decisione, già annunciata in campagna elettorale, di ritirare alcuni libri per bambini dalle scuole comunali dell’infanzia – ha proseguito -. Lo ha fatto durante la commemorazione dei 500 anni dalla morte di Aldo Manuzio, un grande editore e umanista che operava in quella che allora era la capitale mondiale del libro, Venezia. Poteva ricordare come il primato dipendesse soprattutto dal fatto che Venezia era la città più aperta della sua epoca. Perché il lavoro dell’editore ha questo di straordinario: è sì un mestiere industriale – e spesso difficile – ma tratta una materia prima preziosissima, la libertà di espressione. Per questo il gesto di ritirare libri da una scuola, qualsiasi libro da qualsiasi scuola, è sempre inaccettabile, nella sostanza e simbolicamente”.

“Aggiungo – ha concluso Polillo – che non conta nemmeno la qualità dei libri ritirati. Non è mai compito delle autorità politiche locali o nazionali discutere dei contenuti dei libri presenti nelle scuole. Non lo è nemmeno di un’associazione di editori. In questa occasione si parla di una cinquantina di titoli, di altrettanti autori e di una ventina di editori: nel piccolo una rappresentazione di pluralità messa a disposizione degli educatori, gli unici titolati a giudicarne i contenuti e la loro utilità nel contesto di crescita dei bambini. Il compito di un sindaco, secondo noi, è semplice ed è un altro: lavorare perché abbiano una biblioteca a disposizione ancor più ricca e variegata e non interferire oltre”.




FRANCIA – Ban Ki-moom: “Il mondo è a un bivio critico”. Duemila scienziati per fermare il global warming mentre in Italia il caldo uccide

Clima tropicale in Italia. Caldo e afa al Centro Sud, tromba d’aria e violenti temporali al Nord. Anomale le temperature torride degli ultimi giorni. L’anticiclone africano che ha portato la colonnina di mercurio a toccare i 40 gradi in molte città italiane, ha causato  una vittima in Sardegna e una in Liguria. Il maltempo  ha  fatto una vittima e molti danni in Veneto.

Una tromba d’aria F2/F3 con forte grandinata si è abbattuta in Veneto sulla cittadina di Dolo e nei comuni limitrofi alla velocità di 250 Km orari, causando molti danni ai tetti e l’abbattimento di alberi. La situazione più preoccupante è quella in atto nell’area di Pianiga (Venezia), dove un’auto, con una persona alla guida, è stata sollevata dall’asfalto ed è poi precipitata a terra. La persona al volante è morta sul colpo. Altre 15 persone sono rimaste ferite (2 delle quali in codice rosso, ma la situazione è in evoluzione). Un elicottero ha sorvolato le zone colpite per verificare dall’alto la situazione. Una villa veneta, villa Fini, è stata completamente distrutta. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, segue costantemente la situazione.

In Sardegna un pensionato di 77 anni, Antonio Serra, di Elmas, è morto questa mattina in spiaggia a Flumini di Quartu, a seguito di un malore legato  al caldo afoso di questi giorni. L’episodio è avvenuto intorno alle 11. L’anziano si trovava nel litorale davanti a via Mar Tirreno quando si è accasciato sulla sabbia. Subito è scattato l’allarme. Sul posto è arrivata un’ambulanza del 118 che si trovava già a Flumini. I medici hanno tentato in tutti i modi di rianimare l’uomo, ma non c’è stato nulla da fare. Negli ultimi giorni, fa sapere il 118, sono aumentati gli interventi per malori, molti dei quali vedono protagonisti gli anziani. Alcuni di questi sono collegati proprio alle alte temperature che stanno asfissiando la Sardegna e il resto della Penisola. Il ritrovamento in casa, a tre giorni dal decesso, di un 79enne di Lanusei stroncato, secondo quanto si è appreso, dall’afa. Ad Alassio (Savona) una donna di 72 anni é morta stroncata da infarto mentre si trovava sulla spiaggia. La morte potrebbe essere dovuta al malore per il gran caldo di questi giorni. Immediato è scattato l’allarme da parte dei bagnanti e del bagnino corso in aiuto dell’anziana, una turista alassina residente a Pavia in vacanza con una amica.

La perturbazione che ha attraversato il Centro Nord Europa coinvolgerà marginalmente il Nord Italia portando temporali, anche forti, su Lombardia orientale e Nord Est. Resta, invece, il caldo sul resto d’Italia con punte di 36/38°C sui versanti adriatici. Un po’ di fresco  verso le regioni centro meridionali, con qualche temporale sulla dorsale adriatica, mentre non mancherà qualche acquazzone al Nord tra pianure e Prealpi. A contribuire ad abbassare la temperatura e l’umidità ci penseranno i venti da Nord.

Ma sarà una breve pausa, nel fine settimana tornerà l’alta pressione con sole e caldo in nuovo aumento, ma senza i picchi di calore degli ultimi giorni. Qualche temporale potrà invece interessare l’estremo Nord Est per il passaggio della coda di una perturbazione. Quella di questa estate, spiegano gli esperti, è una situazione opposta a quella dello scorso anno quando l’Italia fu attraversata da perturbazioni piovose. Ora, invece, ci troviamo con una rimonta dell’alta pressione africana.

Allerta in Emilia Romagna. La protezione civile in Emilia-Romagna ha emanato un’allerta meteo per temporali, vento e stato del mare. I temporali potranno essere di forte intensità. Previsto vento da nord est sulla costa fino a 25 nodi (46 chilometri orari) e raffiche fino a 35 nodi (65 chilometri orari), che provocheranno un incremento anche consistente del moto ondoso. Il mare sarà agitato al largo, con altezza dell’onda tra 2,5 e 4 metri. La situazione dovrebbe migliorare.

Con 56.883 megawatt l’Italia tocca il nuovo record assoluto dei consumi di elettricità. Lo comunica Terna, che ha rilevato il dato. Il fattore che ha innescato l’impennata dei consumi, spiega Terna, è l’ondata di caldo torrido che sta attraversando la penisola in questi giorni, spingendo all’utilizzo massiccio dei condizionatori d’aria e delle apparecchiature refrigeranti. Per avere un’idea dell’impatto delle temperature sui consumi, ad ogni grado in più sopra i 25 gradi, i tecnici stimano un aumento della domanda elettrica tra gli 800 e i 1.000 megawatt. Il primato di ieri conferma il trend in atto ormai da vari anni, cioè il graduale avvicinamento, prima, e il sorpasso poi, avvenuto nel 2006, della punta estiva di fabbisogno rispetto a quella invernale.

A spingere i consumi è il caldo torrido, è stato detto, ma si dovrebbe affermare il contrario: sono le emissioni di gas serra a provocare il caldo torrido e la maggior parte dell’energia elettrica che consumiamo è prodotta attraverso la combustione. Bisogna diminuire i consumi, spegnere climatizzatori e ventilatori, camminare a piedi, utilizzare la bicicletta o i mezzi di trasporto pubblici, spegnere computer, videogiochi, telefonini perennemente in carica, lampadine, spie luminose. E’ chiedere troppo?

Il valore, registrato in una giornata con temperature massime più alte di oltre 5 gradi rispetto allo stesso periodo 2014, supera di 61 MW il precedente record 2007. Il precedente picco era stato toccato il 17 dicembre 2007 (56.822 MW), mentre il nuovo record supera anche di 5.333 megawatt la punta di domanda del 2014 (51.550 MW, 12 giugno), un dato pari a oltre 2,5 volte il consumo di una grande città come Roma.

Fa notare Ban Ki-moom, segretario generale delle Nazioni Unite che ai negoziati sul clima dell’Onu del 2010, i governi si erano impegnati ad un aumento massimo della temperatura di 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. Tuttavia, l’IPCC ci dice che ci stiamo dirigendo verso un riscaldamento globale medio di 5-6 gradi.

“Il mondo è a un bivio critico. I paesi sono stati invitati a presentare i loro Intended Nationally Determined Contributions (INDC) in vista del nuovo accordo sul clima da concludere nel mese di dicembre, a Parigi. Più di 40 paesi sviluppati e in via di sviluppo che rappresentano con obiettivi poco più della metà delle emissioni globali lo hanno già presentato. Alcuni paesi si sono impegnati fino al 50 per cento della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030. Tutti i paesi devono essere parte della soluzione.”

Oltre 2000 scienziati si sono riuniti a Parigi in questi giorni per discutere sulle potenziali vie per contrastare il global warming. La conferenza dal titolo “Our Common Future Under Climate Change (CFCC15)” è stata inaugurata il 7 luglio a Parigi e si concluderà oggi. Sul tavolo le più recenti teorie sulle soluzioni per limitare i cambiamenti climatici.

Si tratta di una grande conferenza scientifica internazionale, il più grande forum per la comunità scientifica in vista della Conferenza di Parigi prevista a dicembre. Durante la Cop21, i governi dovranno formalizzare un nuovo e inclusivo accordo globale per ridurre le emissioni di gas serra dopo il 2020.

La conferenza CFCC15 arriva a nove mesi dalla pubblicazione della più grande rapporto scientifico del Gruppo intergovernativo di esperti (IPCC), secondo cui i governi possono tenere i cambiamenti climatici sotto controllo e a costi gestibili, ma dovranno azzerare le emissioni di gas serra per limitare i rischi di danni irreversibili.

In questi giorni a Parigi sono state rese note le ultime conoscenze sui cambiamenti climatici e sui loro effetti, ma anche le diverse opzioni per contrastarli.

“Una vasta gamma di soluzioni basate sull’evidenza sono economicamente interessanti e scalabili, sia per limitare i cambiamenti climatici sia per prepararci ad affrontare nel modo più efficace possibile quelli che non possono essere evitati. Gli scienziati non devono dire ai governi cosa fare a dicembre, ma ne devono illuminare le scelte, ciascuna con diversi livelli di costo e di rischio”, ha dichiarato Chris Field, presidente del Comitato scientifico CFCC15 e capo del Dipartimento di ecologia globale della Carnegie Institution statunitense.

Per il Presidente del Comitato Organizzatore Hervé Le Treut, professore di Climatologia a Parigi all’Université Pierre et Marie Curie (UPMC) la scienza del clima è in evoluzione

“È complessa, ma la straordinaria gamma di competenze alla conferenza dimostra che gli scienziati si stanno impegnando a collaborare più che mai, nel contribuire ad avanzare soluzioni eque, e a portata di mano. Soprattutto per i paesi meno sviluppati”.