UK – Obama: “L’accordo tra Ue e Usa porterà miliardi alle nostre economie e farà da modello per il resto del mondo”

Il Regno Unito deve rimanere nella Ue non solo per ragioni economiche ma anche per permettere di combattere “più efficacemente” il terrorismo. Lo ha detto Barack Obama, a Londra con la moglie Michelle, dalle colonne del Daily Telegraph che oggi pubblica un suo messaggio all’alleato britannico. Parole nette, al di là di ogni diplomazia: con il presidente americano che oltre ai vantaggi economici del legame di Londra con Bruxelles, sottolinea l’interesse degli Stati Uniti che guardano con apprensione al referendum britannico sulla Brexit del prossimo 23 giugno, per decidere se restare o meno in Europa. Concetti poi ripetuti parlando a Londra durante la conferenza stampa congiunta con il primo ministro del Regno Unito, David Cameron e che hanno scatenato la dura reazione del sindaco di Londra che è arrivato a definire il presidente “un mezzo keniano”. Un attacco evidentemente non condiviso dal premier Cameron che ha definito Obama “un uomo che dà saggi consigli ed un grande amico del Regno Unito”.

All’intervento di Barack Obama sul Daily Telegraph, il sindaco Johnson ha risposto con un articolo sul Sun. Dove non solo definisce l’appello del presidente americano “incoerente, inconsistente e assolutamente ipocrita” aggiungendo che “gli Stati Uniti chiedono alla Gran Bretagna di restare nell’Ue ma non cederebbero mai il controllo di così tanta parte della loro democrazia come ha fatto il Regno Unito con Bruxelles”. Ma si appropria anche del celebre slogan elettorale di Obama “Yes we can”, piegandolo alla campagna referendaria degli euroscettici per dire che la Gran Bretagna “può riprendersi il controllo dei suoi confini, del suo denaro e del suo sistema di governo”.
Ma la polemica non finisce qui: nell’articolo sul Sun Johnson ricorda infatti un episodio, secondo cui Obama avrebbe fatto rimuovere dallo Studio Ovale un busto del celebre premier inglese Winston Churchill. Per il sindaco di Londra “l’esempio dell’avversione ancestrale del presidente mezzo keniano per l’impero britannico, di cui Churchill fu uno dei più ferventi difensori”. Peccato che l’episodio citato sia in realtà falso: la decisione di rimuovere il busto fu presa, in realtà, dal predecessore di Obama, George W. Bush, e certo non per motivi politici.

“Adoro Winston Churchill, un suo busto è appena fuori il mio ufficio”, è stata la risposta di Obama.

La gaffe di Johnson fa insorge il Labour che le definisce parole “offensive e razziste”. Prende le distanze anche il premier David Cameron, in una conferenza stampa a Londra con il presidente Usa, senza citare esplicitamente la Brexit e le affermazioni del sindaco di Londra: Barack Obama “è un uomo che dà saggi consigli ed è un grande amico”, ha detto. Per Cameron la Gran Bretagna resterà un forte alleato degli Stati uniti e dell’Europa. Il premier ha comunque fatto riferimento all’accordo di libero scambio tra Ue e Usa: “Porterà miliardi alle nostre economie e sarà da modello per il resto del mondo”, ha detto il premier riguardo all’intesa da cui il Regno Unito rischia di essere escluso qualora decidesse di uscire dall’Unione Europea al referendum in programma a giugno.

“Legittime le opinioni di leader stranieri”. Il premier britannico ha spiegato che la presenza o meno della Gran Bretagna nell’Ue ha conseguenze anche sugli altri Paesi europei e “su partner come gli Usa”, per questo le opinioni di leader stranieri sul referendum del 23 giugno (“che non è un’elezione politica”) sono legittime. Poi, semplificando, Cameron ha ricordato il ruolo avuto dal suo Paese per garantire, d’intesa con Washington, l’imposizione recente di sanzioni contro Mosca per quella che ha definito “l’aggressione della Russia” in Ucraina e ha aggiunto di non essere “sicuro” che tali sanzioni sarebbero state imposte e mantenute nello stesso modo se il Regno Unito fosse stato fuori dal Club dei 28.

Obama ribadisce: “No alla Brexit”. Durante la conferenza stampa, il presidente americano ha sottolineato che decidere se restare o meno nell’Unione Europea è una questione che riguarda i cittadini britannici, ciò premesso ha ribadito la sua contrarietà alla Brexit e ha rimarcato il vantaggio politico ed economico, anche per gli Stati Uniti, di una permanenza del Regno Unito nel Club dei 28: gli Usa “vogliono che l’influenza britannica cresca, anche nella Ue”, ha detto il presidente americano sottolineando di aver “parlato onestamente” al riguardo: “Il risultato del referendum è di grande interesse per gli Stati Uniti. Perché gli Stati Uniti vogliono un Regno Unito forte e il Regno Unito dà il suo meglio quando è all’interno di un’Europa forte. E questo avviene facendo parte dell’Unione europea”.

“Benefici se Londra nella Ue”. Secondo il presidente Usa “l’Unione europea amplifica i valori britannici, il mercato unico porta benefici al Regno Unito e per gli Usa è meglio quando uno dei suoi più forti alleati ha un’economia in crescita. Gli americani vogliono vederla crescere anche dentro l’Europa. Nel mondo di oggi servono azioni collettive. Gli Usa riconoscono che si rafforza la sicurezza e la prosperità con la Nato, col G20. E il Regno Unito si rafforza attraverso l’Unione europea”. Oggi, ha sottolineato Obama, “non sono le nazioni che fanno da sole a far sentire la loro voce ma quelle che fanno squadra. Vogliamo fare in modo che l’influenza della Gran Bretagna venga ascoltata perché quando il Regno Unito è coinvolto in un problema riesce ad affrontarlo e risolverlo nel modo giusto”.

“In Libia abbiamo l’opportunità di sostenere un nuovo governo” e di contrastare l’infiltrazione “degli estremisti” dell’Isis, ha detto Obama. “Non ci sono piani per l’invio di truppe di terra in Libia” ha chiarito il presidente degli Stati Uniti. “Non credo che sia necessario. Non credo” che i soldati “sarebbero i benvenuti”. L’invio dei soldati “manderebbe il segnale sbagliato”, ha aggiunto Obama sottolineando la sintonia e gli sforzi comuni di Usa e Gran Bretagna anche su altri dossier mediorientali, a cominciare dalla Siria. A questo proposito Obama non ha nascosto di essere “gravemente preoccupato” per la tenuta della tregua e di essere “scettico” sulle intenzioni del presidente russo Vladimir Putin, indicato come uno dei maggiori sostenitori del “regime assassino” di Bashar al-Assad. Ma allo stesso tempo ha sottolineato che una riduzione della violenza c’è stata nel Paese dopo gli accordi di cessate il fuoco e che la crisi siriana non può essere risolta senza un negoziato politico che coinvolga anche interlocutori “con i quali non siamo d’accordo” su diversi punti.

Durante il vertice i due leader hanno anche parlato della questione migranti: una sfida, a livello europeo e internazionale, da affrontare valutando la possibilità di un impiego della Nato anche nel “Mediterraneo centrale”, vale a dire a largo della Libia. Ma della questione migranti e di come colpire i trafficanti di persone “si parlerà meglio nel summit di lunedì ad Hannover con Francia, Germania e Italia”, ha aggiunto Cameron.

“La regina è un gioiello”. Inevitabile, poi, un riferimento a Elisabetta II: “La vostra regina è stata una fonte di ispirazione per me come lo è per tanta gente nel mondo. È una delle mie persone preferite. È sbalorditiva e fantastica. È un gioiello per il mondo intero e non solo per il Regno Unito”.

Sabato, ultimo giorno della sua visita nel Regno Unito prima di partire per la Germania dove incontrerà Angela Merkel, Obama parteciperà a una riunione municipale con giovani londinesi dove si parlerà proprio dei rapporti tra Stati Uniti e Gran Bretagna. Il vice consigliere per la sicurezza nazionale Ben Rhodes ha riferito che durante la riunione di sabato Obama potrebbe ancora una volta esprimere il suo punto di vista su “Brexit”.




EUROPA – Un nuovo terrorista ricercato per gli attacchi di Parigi e Brussel. Trentuno le vittime, Undici i dispersi

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C’è un nuovo ricercato, ritenuto coinvolto negli attacchi terroristici sia di Parigi che Bruxelles: si tratta di Naim Al Hamed, siriano originario di Hama, di 28 anni. Il nome compare su una lista di cinque principali sospettati introvabili stilata dalle intelligence occidentali, che si presume siano stati coinvolti negli attentati del 13 novembre a Parigi e in quelli del 22 marzo a Bruxelles. La notizia era stata pubblicata da alcuni media spagnoli ed è stata ripresa La Dernière Heure belga. L’uomo, di cui è stato reso noto un documento con foto, è descritto come «molto pericoloso e forse armato».

L’attentato di  Istanbul è stato organizzato dal gruppo Stato islamico. Lo ha dichiarato il ministro dell’interno turco, Efkan Ala, che ha detto che l’attentatore suicida era un miliziano affiliato ai jihadisti dell’Is. Nell’attacco sono morte quattro persone, tra cui due israeliani e un iraniano. Il ministro ha annunciato che sarà imposto il coprifuoco in diverse città turche.

Dopo aver esplicitamente parlato di armi atomiche, Vladimir Putin rincara. Parlando a un evento del ministero della Difesa, il leader russo ha ordinato all’esercito del suo Paese di “agire in maniera estremamente dura in Siria, distruggendo chi minaccia le forze di Mosca attive per combattere il Califfato”. E ancora: “Ogni obiettivo che minacci unità russe o nostre infrastrutture al suolo sarà distrutto immediatamente”. Ma non è tutto, perché il punto più delicato dell’intervento dello zar è quello che segue: “Un’attenzione particolare – ha rimarcato – sarà prestata al rafforzamento del potenziale bellico delle nostre forze strategiche nucleari”. E ancora: “Marina, aviazione ed esercito verranno dotati di nuove componenti della nostra forza nucleare”. Dunque le parole di Sergei Shoighu, ministro della Difesa di Mosca, che ha ricordato come “il 95% dei sistemi di lancio delle armi nucleari russe sono pronte al combattimento. Le forze armate – ha concluso – hanno ricevuto quest’anno 35 nuovi missili balistici nucleari”.

Nell’inchiesta in corso spuntano intanto nuovi inquietanti particolari sul piano dei fratelli El Bakraoui. Il quotidiano la la Dernière heure, citando fonti di polizia, rivela che i due volevano colpire le centrali nuclearei del Belgio. A far accelerare i due è stata la cattura di Salah Abdeslam e del suo complice Choukri a Molenbeek, circostanza che ha costretto i fratelli El Bakraoui ad abbandonare questo obiettivo e puntare tutto sulle strage in centro. “La situazione è precipitata e si sono sentiti sotto pressione – ha rivelato una fonte della polizia – hanno dovuto optare per l’obiettivo più facile”.

LE VITTIME

Patricia Rizzo, l’italiana tra i morti – Patricia Rizzo, la funzionaria italiana dell’Unione morta negli attentati di Bruxelles, è stata per cinque anni uno dei dirigenti più importanti dell’Efsa, l’Authority Alimentare Europea con sede a Parma. Dal 2003 al 2008, prima di trasferirsi in Belgio, aveva ricoperto il ruolo di assistente di direzione ed aveva abitato nella città emiliana dove molti ancora la ricordano. A confermare la notizia della morte è stato il cugino Massimo Leonora. “Purtroppo Patricia non è più tra noi. Mi manchi, ci manchi”, ha scritto su Facebook.

Tra le vittime una tedesca di origine italiana – Tra le vittime degli attacchi Jennifer Scintu, tedesca 29enne di origini italiane, che mercoledì al momento dell’esplosione era in aeroporto. La donna si trovava al check in di un volo per New York assieme al marito Lars Waetzmann, ora ricoverato in gravi condizioni in un ospedale dalla capitale belga. Jennifer, nata e cresciuta in Germania, aveva i nonni in Sardegna, ad Ales, e spesso tornava a trovarli con la madre Miriana. La morte della giovane è stata confermata dalla polizia di Aquisgrana, città dove la 29enne risiedeva.
Loubna, insegnante che lascia tre figli – Si è infranta la speranza dei parenti di Loubna Lafquiri. La donna, mamma di tre bambini e di professione insegnante, è morta alla stazione della metropolitana Maelbeek, colpita dai terroristi. L’annuncio, carica di rabbia e di dolore, è arrivato dalla famiglia: “Con il cuore spezzato annunciamo la morte di Loubna. Dopo un’attesa interminabile, è arrivata la terribile notizia. Lubna, una madre di 3 magnifici bambini, insegnante esemplare. Strappata alla sua famiglia da dei vigliacchi”.

Bart, 21enne pronto a volare dalla fidanzata negli Usa – Doveva prendere l’aereo per gli Stati Uniti. Un lungo volo per riabbracciare la sua fidanzata, che vive in Georgia. E’ stato investito dall’esplosione mentre era intento a effettuare il check in al banco dell’American Airlines. Bart Migom, 21 anni, è una delle vittime dell’attentato all’aeroporto di Zavenetem.

Donati gli organi di Leopold, studente modello – Una delle vittime è il giovane Leopold Hecht, 20 anni, morto in seguito alle ferite riportate nell’attentato alla metropolitana. La sua famiglia ha autorizzato l’espianto degli organi del ragazzo: “Siamo convinti avrebbe condiviso questa scelta – ha dichiarato commossa la madre -. Speriamo questa decisione possa salvare una vita o aiutare qualche persona in difficoltà”.

David, il britannico che viveva a Bruxelles – Anche David Dixon è morto in seguito all’attentato alla metrò. Il 53enne era originario di Hartlepool, città portuale britannica affacciata sul mare del Nord, ma viveva da tempo a Bruxelles. La notizia del decesso è stata confermata dalle autorità del Regno Unito. “Abbiamo ricevuto la notizia più terribile e devastante”, hanno commentato o i suoi familiari.

Elita, in viaggio per partecipare a un funerale – Drammatica anche la storia di Elita Weah, 41 anni, di nazionalità olandese. Si trovava all’aeroporto di Zaventem per partire alla volta degli Stati Uniti. Avrebbe voluto infatti partecipare al funerale di un familiare. Lascia una figlia di 13 anni.

Frank, un’ora dopo sarebbe stato già in volo – E’ deceduto mentre aspettava di partire il 24enne di origini cinesi Frank Deng. Il volo era in programma un’ora dopo l’esplosione.

Yves lascia due figli – Si sono infrante anche le speranze dei familiari di Yves Ciyombo Cibuabua. Padre di due bambini, è morto nell’esplosione alla fermata Maelbeek della metropolitana di Bruxelles.

I fratelli Sascha e Alexander – Doppia tragedia per la famiglia Pinczowski, di origine olandese. Nell’attentato all’aeroporto hanno infatti perso la vita i fratelli Sascha e Alexander, residenti a New York.

Olivier, morto mentre andava al lavoro – La follia dei terroristi è costata la vita anche al belga Olivier Delespesse, rimasto ucciso mentre si stava recando al lavoro in metropolitana. A confermarlo è stato il governo della Vallonia. Il funzionario del ministero dell’Istruzione, come Leopold, era sul treno sventrato a Maelbeek. “Olivier era una persona simpatica, gioiosa, amichevole, una persona eccezionale per i suoi amici e i suoi colleghi. La sua morte è profondamente scioccante e ingiusta”, scrivono i suoi colleghi.

Adelma, morta sotto gli occhi delle figlie – Il papà che decide di portate le bimbe a giocare pochi metri più in là. La deflagrazione. E mamma Adelma Marina Tapia Ruiz che perde la vita, sotto gli occhi dei suoi familiari rimasti quasi del tutto illesi nell’esplosione avvenuta all’aeroporto. Leggi l’articolo

Fabienne aveva appena concluso il turno – Fabienne Vansteenkiste è un’altra delle vittime dell’esplosione all’aeroporto. 51 anni, al momento della deflagrazione aveva da poco concluso il suo turno di lavoro e stava per tornare a casa. E’ morta mercoledì per le ferite riportate.

I DISPERSI
I nomi dei dispersi – Non si hanno notizie, invece, di Berit Viktorsson, Andrè Adam, la cui moglie è invece ricoverata in ospedale, Johanna Atlegrim, Aline Bastin, Sabrina Fazal, Antonio Monteagudo, Raghavendran Ganesan, Janina Panasewicz, Justin e Stephanie Shults.




UCRAINA – Duemila militari russi morti contro Kiev

La rivista Forbes si è accorta di uno scoop involontario fatto da un sito russo ‘Delovaya Zhizn’, che ha rivelato quello che Vladimir Putin ha decretato essere un “segreto di Stato”: il numero dei soldati russi – ufficialmente non ce ne è neanche uno e quelli presenti sono solo volontari in ferie o in congedo – morti in Ucraina. Il totale è – al primo febbraio 2015 – di oltre 2.000 morti e 3.200 feriti.

È quanto emerge da un articolo generico intitolato “Incremento delle paghe per i militari russi nel 2015”, tra le cui pieghe viene fuori che che le famiglie dei militari di Mosca morti in Ucraina hanno ricevuto 3 milioni di rubli (38.000 euro) mentre i feriti hanno avuto mezzo milione di rubli (12.800 euro).

Le prima somma è stata assegnata “ad oltre 2.000 famiglie di soldati caduti e a 3.200 militari che hanno subito gravi ferite e cui è stato riconosciuto lo status di invalidi”. Nel testo si aggiunge che “1.800 rubli (poco più di 23 euro) al giorno sono pagati ai combattenti per la loro presenza nelle zone di conflitto”.

Nella notte il presidente americano Barack Obama nel corso di una telefonata alla cancelliera tedesca Angela Merkel ha espresso preoccupazione per le nuove violenze nell’est dell’Ucraina e apprezzamento per la leadership di Berlino sul fronte dell’emergenza immigrazione in Europa, soprattutto per quel riguarda l’accoglienza dei profughi siriani.




RUSSIA – Quaranta nuovi missili nucleari. Putin da Renzi: “Via le sanzioni, l’Italia perde un miliardo”.

L’Alleanza Atlantica aveva deciso di rafforzare la sua presenza nella zona in seguito all’annessione della Crimea da parte di Mosca e alla crescente attività militare russa nella zona. “Un tintinnio di sciabole ingiustificato, destabilizzante e pericoloso” il commento del segretario generale della Nato, Stoltenberg. Il presidente russo: “Puntiamo le armi solo contro chi ci minaccia” Tweet44 Putin: “Svilupperemo il nostro potenziale offensivo per autodifesa, non abbiate paura della Russia”

Il 16 giugno 2015 La Nato ha  rafforzato  la sua presenza militare nel Baltico e la Russia ha risposto aumentando il suo arsenale nucleare. Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato il rafforzamento delle capacità militari con 40 nuovi missili balistici intercontinentali, dotati di testate nucleari, “in grado di sfuggire anche ai più sofisticati sistemi di difesa antimissilistica”. Le parole di Putin arrivano pochi giorni dopo l’annuncio statunitense del piano che prevede di schierare mezzi pesanti e aerei da combattimento nel Baltico, per garantire la sicurezza dei Paesi membri della Nato confinanti di fronte al rischio di un’eventuale invasione russa, accresciuto dopo l’annessione da parte di Mosca della Crimea, lo scorso anno. La replica di Mosca è stata affidata al viceministro della Difesa, Anatoly Antonov, che ha accusato la Nato di trascinare la Russia in una nuova corsa agli armamenti e ieri il Cremlino ha fatto sapere che risponderà a qualsiasi iniziativa di rafforzamento della presenza militare ai suoi confini.

La Russia “sta sviluppando nuove capacità nucleari”, “usa di più la retorica atomica nel comunicare la strategia di difesa” e le dichiarazioni di Putin “confermano uno schema aggressivo” e sono “un tintinnio di sciabole ingiustificato, destabilizzante e pericoloso”, il commento del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “Mosca sta investendo più in spese per la difesa in generale, e in capacità nucleare in particolare”, ha aggiunto. “E’ una delle ragioni per le quali aumentiamo la rapidita’ e la preparazione delle nostre forze”.

Putin: “E’ la Nato che si avvicina a nostri confini, non il contrario” “Se qualcuno mette in pericolo il territorio della Russia, essa deve puntare i propri armamenti verso i Paesi da dove proviene questa minaccia”. Lo ha detto  in un incontro con il presidente finlandese Sauli Niinisto. “E’ la Nato – ha insistito il presidente russo – che si sta avvicinando alle nostre frontiere, non noi”.