Le regine longobarde sono figure poco conosciute; di loro si sa che sono donne la cui condizione è quella di consorte del re, priva di un ruolo definito sul piano formale, senza poteri specifici, né un particolare cerimoniale specificamente riservatole; uno status però in evoluzione, poiché la cultura longobarda assimila rapidamente il concetto della trasmissione del potere per via femminile, uno dei fondamenti della regalità delle donne, e, già nel corso del suo stanziamento in Italia, nel VI secolo d.C. questo popolo si caratterizza per la funzione chiave svolta dalle sue regine in tale ambito. Al consolidamento della pratica potrebbero aver contribuito i notabili romani che accettano di collaborare con la monarchia longobarda, eredi non solo delle tradizioni romane, ma anche di quelle dei Goti, che prevedono la prassi della reggenza del potere da parte della madre; un altro fattore importante è la tendenza all’ereditarietà della dignità regia, che si sovrappone nel tempo al criterio elettivo. Le regine longobarde sono attive in ambito religioso e impegnate a favore dei poveri, una funzione tipica di sovrane e imperatrici, derivante dall’estensione della dimensione materna all’insieme dei sudditi. Il nome della regina appare spesso accanto a quello del re in atti e donazioni, mentre il suo mantenimento viene assicurato dalle rendite di alcune proprietà terriere, le “curtes domnae regiae”, situate probabilmente presso la capitale Pavia.
Foto 1. Via Regina Ansa, a Brescia
Ansa, ultima regina longobarda, sarebbe nata a Brescia, tra il 715 e il 720, sotto il regno di Liutprando (712-744). In città la sede del ducato è la Curia Ducis (Cordusio), situata appena fuori le mura romane, tra la Chiesa di Sant’Agata, di fondazione longobarda (tra VI e VII secolo), e la Piazza del Mercato.
Foto 2. Cordusio a Brescia, parzialmente demolito negli anni ’30 e ricostruito negli anni ’70 come grande magazzino, da Brescia Vintage (Ugo Allegri)
In longobardo Ansa deriva da Ans, un nome di dio, e significa divina. Il padre invece, benché Longobardo, porta un nome latino, Verissimo, ed è uno dei nobili più in vista di Brescia, proprietario di molte curtes, e di una splendida abitazione, nella quale fa impartire una certa istruzione ad Ansa e ai suoi due fratelli. Non ci sono pervenute immagini di Ansa, definita da Paolo Diacono nel suo epitaffio “coniux pulcherrima regis” (bellissima sposa del re), ma pare sia una bella donna, alta e robusta, e sicuramente è molto religiosa, giudiziosa nonché istruita.
Il suo matrimonio con Desiderio è presumibilmente da collocarsi all’epoca di Liutprando (712-744), durante il quale la coppia occupa una posizione prestigiosa nell’aristocrazia bresciana. Nel 753 Desiderio, non ancora re, promuove la fondazione di un monastero, voluto soprattutto da Ansa, della cui comunità femminile diviene successivamente badessa la figlia Anselperga o Ansberga.
Ansa riesce a svolgere un ruolo determinante durante il regno del marito (756-774), operando nel tradizionale ambito del culto religioso. Nel 759 e negli anni seguenti è spesso menzionata nei diplomi del monastero e appare come protagonista di quella politica di provvidenza a favore di enti religiosi destinata a consolidare il regno. In particolare fonda i monasteri di Leno (in copertina frammento del portale) e Sirmione e contribuisce a trasformare la basilica dei Santi Michele e Pietro, a Brescia, nella grande basilica regia di San Salvatore, alla cui giurisdizione viene sottomessa un’intera rete di complessi monastici tra Lombardia, Emilia e Toscana, una vera e propria federazione direttamente controllata dal sovrano. La regina ottiene la traslazione da Livorno delle reliquie di santa Giulia a Brescia, rinominando di conseguenza la basilica.
Foto 3. Le reliquie di Santa Giulia, conservate dal 1969 presso la chiesa parrocchiale del Villaggio Prealpino, nel sarcofago dell’altare maggiore
Presumibilmente la regina riesce a giocare un ruolo non secondario nella politica matrimoniale che rafforza, nel contesto europeo, la posizione della monarchia longobarda. Sono storicamente note altre tre figlie di Ansa e Desiderio, oltre alla badessa Anselperga: Adelperga, sposata ad Arechi, imposto come duca a Benevento; Liutperga, che va in sposa al duca di Baviera, Tassilone, e una terza figlia, il cui nome non è indicato dalle fonti del tempo, che invece convola a nozze con Carlo, non ancora Magno, re dei Franchi.
Quando Desiderio, assediato a Pavia nell’inverno 773–774, viene abbandonato da molti duchi e si arrende ai Franchi, secondo le cronache sia il re sconfitto, sia Ansa sono condotti prigionieri in Francia e rinchiusi in un monastero, a Liegi o forse a Corbi. Esiste tuttavia una tradizione locale che vuole Ansa sepolta nel monastero di San Salvatore a Brescia, in una tomba decorata da mosaici, posta in un grande arcosolio nella navata laterale destra della basilica.
Foto 4. Presunta tomba di Ansa