Nasce oggi la rubrica Donne e Lavoro della sezione Toponomastica di ImPagine. Il tema scelto per dare vita alla sequenza non è casuale: levatrici e ostetriche hanno dato la vita a centinaia di generazioni, ai loro consigli e alle loro mani si sono affidate per secoli le donne del mondo.
In foto. Necropoli di Porto (Fiumicino, RM), tomba 100. La levatrice
Sarà il solo testo di Alessandra Scirdi, letto il 13 maggio alla cerimonia per l’intitolazione di una piazza d’Ausonia all’ostetrica Iliana Tosti, a riempire di parole e poesia questa prima pagina.
Ebbene si …
Essere Ostetrica è come essere artista.
È qualcosa che si è, non si fa.
Te lo riconoscono gli altri.
È un’energia che ti porti nelle mani e nel cuore.
Qualcosa che penetra profondamente nei luoghi più remoti della tua anima e non ti abbandona mai.
È nata con te. E tu con lei.
Infondo l’arte è questo,
Lo stare davanti; Il tirare fuori;
peculiarità sia dell’artista che dell’ostetrica.
Tutte le volte in cui mi hanno chiesto di descrivere cosa fosse una nascita, ho sempre descritto l’attimo prima dell’apertura del sipario.
Quel velluto ROSSO messo a proteggere qualcosa di sacro che sta per accadere.
La concentrazione.
Il vocio del pubblico in sala.
Il corpo che scalpita e la mente fredda, lucida, concentrata.
Il buio.
SILENZIO.
E poi il primo respiro.
La prima battuta di copione.
Il primo cenno di diaframma.
La prima nota.
Questa è la “mia” nascita:
La stessa, identica, meravigliosa e terribile tensione che ho ritrovato più volte sul palco.
Prima che tutto sia commedia, prima che tutto sia Tragedia.
Quel piccolissimo e infinito lasso di tempo che ti rende Ostetrica e Madre contemporaneamente.
Quel piccolissimo e infinito lasso di tempo in cui tutto è silenzio prima che tutto sia musica, anche il silenzio stesso.
E tu hai già le mani sporche di vita e non te ne sei accorta.
Lo spettacolo è iniziato.
Il sipario … è aperto.
In copertina. Ausonia (FR). Piazza Iliana Tosti.
Intitolazione del 13 maggio 2018