La straordinaria banalità delle donne di Amos

0
747
image_pdfimage_print

Il municipio di Amos ha due strade dedicate a donne dalla vita tanto quotidiana quanto eccezionale. Considerate pioniere di frontiera, agli inizi del XX secolo hanno portato la loro esperienza di vita ordinaria ai confini di terre impervie e disabitate.

Albertine Chalifaux sposa Ernest Turcotte e nel 1910 si stabilisce con lui nell’Ovest del Québec sulla riva del fiume Harricana, in quello che diventerà negli anni proprio il centro della municipalità di Amos. Parte con quattro figli, l’ultimo dei quali ha nove mesi e affronta un viaggio che ha dell’incredibile ma che per l’epoca è l’unico possibile: la navigazione in canoa. Accetta la sfida di vivere in un territorio selvaggio come l’Abitibi, da conquistare e domare, crescervi la prole e provvedere alla sua istruzione.

FOTO 1. Albertine con i suoi primi quattro figli e il marito Ernest nel 1911 ad Amos

Durante il viaggio, tappa dopo tappa, riesce a scrivere delle pagine autobiografiche che esprimono speranza e umanità – grazie all’aiuto degli ingegneri della linea ferroviaria Transcontinentale in costruzione proprio in quel periodo o degli indiani della tribù degli Algonquins, curiosi di sentire i racconti di viaggio e di scambiare pellicce con provviste – ma anche angoscia e sconforto – per quei giacigli notturni di fortuna sulle rive del fiume Ottawa, per i disagi e i timori, per i ripari da tuoni e fulmini nei boschi sfuggendo alle tempeste, per la neve da cui non si sa come difendersi. Arrivata in pieno inverno a destinazione, la coppia monta un campo provvisorio ma già due settimane dopo ha costruito con tronchi e tavole quella che sarà la propria casa e in primavera organizza l’orto. Pochi anni più tardi, nel 1914, è già in grado di acquistare numerosi appezzamenti di terreno da colonizzare e coltivare.  Da qui Albertine non si muoverà più e avrà altri quattro figli.
Nel 2010, in occasione del centenario dell’arrivo delle prime famiglie colonizzatrici su queste terre, ad Albertine Chalifaux è stata intitolata una strada per ricordare il suo coraggio e la sua forza.

Anche la strada intitolata a Alexina Godon è dedicata a una pioniera.

FOTO 2. Alexina Godon

Rimasta vedova con quindici figli – di cui ben cinque coppie gemellari di età compresa tra i cinque e i quindici anni – decide di trasferirsi nelle terre d’Amos nel 1916 e cercare di cogliere l’occasione di rifarsi una vita. Il trasferimento era stato già deciso con il marito, che nel frattempo era deceduto. Alexina non abbandona l’idea. Nella futura Amos  diventa un punto di riferimento e di ammirazione per la tenacia con cui alleva la sua numerosa prole e diventa l’emblema della donna capace di gestire e risollevare con successo le sorti avverse. Partecipa attivamente alle semine, ai raccolti, all’allevamento del bestiame. Partita con cinquanta dollari per il viaggio, in undici anni riesce a disporre di un suo capitale di quarantaduemila dollari, ha due macchine, una casa dotata di luce e telefono e oltre duemila acri di terreni.  Grazie alle sue capacità è la prima donna a essere premiata nel 1927 con l’Ordine di merito agricolo. E nello stesso anno viene scelta tra le personalità del luogo, come simbolo, per posare accanto all’acclamato campione di sollevamento pesi Victor Delamarre in tour con la sua roulotte per tutto il Canada.

FOTO 3. Alexina Godon, al centro, con l’atleta Victor Lamarre nel 1927

Anche oggi Alexina è un simbolo: rappresenta tutte le donne che vogliono o debbono ricominciare da zero e ce la fanno con successo, tenacia e caparbietà. A lei, infatti, le donne del Raggruppamento territoriale di Abitibi-Témiscamingue, nel 1998, hanno dedicato un premio annuale.

 

In copertina: Il centro di Amos

CONDIVIDI
Articolo precedenteAmbiente… scolastico
Articolo successivoLa collina delle donne
Dottoressa in Scienze Politiche con una tesi di laurea in "Storia delle donne" nel 2005 alla Terza Università di Roma Tre, si è perfezionata presso il Centro Nazionale delle Ricerche, CNR, con un Corso di Alta Formazione sulla “Cooperazione internazionale, diritti umani e condizione femminile ”. Negli anni successivi ha fatto ricerca in Enti e Istituti di Ricerca privati. Collabora con riviste e periodici di settore sulle tematiche di genere.