Appena saputa la notizia, anche sulla pagina fb di Toponomastica femminile, quasi in diretta, sono apparsi i primi affranti, increduli e indignati commenti sull’ennesima uccisione di leader che lottano contro la corruzione e lo sfruttamento criminale delle risorse ambientali del pianeta: giovedì 19 aprile 2018 la Federazione delle comunità native di Ucayali e Affluentes (FECONAU) fa sapere a tutto il mondo (almeno a quella parte che vuole ascoltare e non nasconde queste notizie) che è stata uccisa Olivia Arevalo Lomas, insegnante e attivista nella difesa delle terre ancestrali e dei popoli dell’Amazzonia, a Yarinacoa, nella regione Ucayali, in Perù. “Cade un’altra sostenitrice dei diritti umani!” scrive Anna Luisa, “Ma è una strage, una dopo l’altra” è il grido indignato di Maria Pia, e “Addio, eroina dei diritti della natura e dei popoli indigeni” è il commosso saluto sulla pagina fb di GreenMe. Aveva 80 anni e da una vita combatteva contro le crudeltà e le ingiustizie che subiva la sua gente, massacrata dai Narcos e dai disboscatori illegali, ma non si arrendeva, nonostante il pericolo evidente, finché la sua vita non è stata fermata!
Olivia, chiamata “maraya” la saggia, apparteneva al popolo Shipibo-Konibo del Perù. In uno dei suoi ultimi video, pubblicato sul sito https://www.greenme.it/, Olivia canta immersa nella splendida natura lussureggiante alle sue spalle, in cui si notano già però gli interventi distruttivi umani, e prega che tutto ciò si fermi e si lasci in pace la natura. Difende la sua foresta, la sua cultura, le sue tradizioni. Si sentono i cinguettii degli uccelli unirsi al suo canto: anch’essi in pericolo di estinzione per la scomparsa del loro territorio, così come i popoli indigeni.
Molte altre organizzazione, insieme a FECONAU, hanno condannato quella che definiscono una vera e propria esecuzione, purtroppo da parte di sconosciuti che si teme non verranno mai identificati e condannati, nonostante lo stato peruviano abbia detto di aver iniziato immediatamente la ricerca dei responsabili! Come lei altri leader indigeni sono costantemente oggetto di minacce di morte e persecuzioni, per le loro denunce nei confronti delle multinazionali che saccheggiano in modo incontrollato le risorse ambientali. Sono ben 197 le persone uccise in America Latina, solo nel 2017, “per essersi opposte ai governi e alle imprese che saccheggiano le loro terre e danneggiano l’ambiente tramite corruzione e pratiche inique”, come afferma una ricerca della ONG Global Witness.
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Noi qui vogliamo ricordare alcune delle altre Giuste assassinate in America Latina: da Bertha Isabel Caceres Flores, ambientalista honduregna, a cui è già stata dedicata una ricerca da parte delle scuole, presente nel Viale delle Giuste nella libera Università di Alcatraz, uccisa nel marzo 2016 (foto 3) a Yoryanis Isabel Bernal Varela, leader della tribù Wiwa e attivista per i diritti delle donne indigene in Columbia, colpita a soli quarantatré anni nel febbraio 2017; da Laura Leonor Vásquez Pineda, fiera oppositrice del settore minerario in Guatemala, uccisa nel gennaio 2017 a Miriam Rodriguez Martinez, attivista per gli “scomparsi” in Messico, uccisa nel maggio 2017, dopo che, minacciata di morte dai cartelli della droga, lo Stato non è riuscito a proteggerla.
Loro, di cui parleremo nelle prossime settimane, e tante altre, di esempio per l’impegno volto a difendere interessi collettivi, non devono essere dimenticate e soprattutto devono diventare materia di studio e conoscenza della società globalizzata da parte dei e delle giovani studenti.
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Chi di voi, lettrici e lettori di ImPagine, volesse segnalare e vedere qui ricordata una figura di donna Giusta, che abbia messo a repentaglio la propria vita in difesa della giustizia, contro soprusi, discriminazioni e crimini, può scrivere a questa rubrica oppure sulla pagina fb di Toponomastica femminile.
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