Il padre di Chiara chiede che non vengano fatti sconti nel processo di secondo grado. Non per vendetta, perché anche quei 20 anni comminati in primo grado a Falcioni non gli restituiranno mai quel fiore che si sta lentamente ma inesorabilmente seccando tra le sue mani, giorno dopo giorno. Ma per sete di Giustizia, la stessa che ha spinto Giorgio Sandri e la sua famiglia a portare avanti quella battaglia contro i cavilli della legge, quelle pieghe della Giustizia in cui gli avvocati della difesa cercano di infilarsi per ottenere sconti di pena. La difesa di Falcioni punta ora sul ravvedimento, sul pentimento del loro cliente. E quell’intervista uscita una settimana fa, in cui Falcioni dice di “non vivere più per il rimorso”, è come un’esca buttata in mare, con la speranza che qualche pesce abbocchi.
Pena ridotta in appello anche per Davide Morrone, 18 anni, il giovane che nel maggio del 2013, quando era ancora minorenne, uccise a Corigliano Calabro (Cosenza) la fidanzata sedicenne, Fabiana Luzzi, bruciandone il corpo quando era ancora viva.
I giudici della sezione minorenni della Corte d’assise d’appello di Catanzaro, accogliendo la richiesta dei difensori, Giovanni Zagarese ed Antonio Pucci, hanno riconosciuto la seminfermità mentale dell’imputato, adottando una decisione diametralmente opposta rispetto a quella dei loro colleghi di primo grado, che avevano invece rigettato l’istanza dei due legali. È stata esclusa, inoltre, l’aggravante della premeditazione.
I genitori di Fabiana, Mario e Rosa Luzzi, hanno espresso contrarietà e amarezza per la riduzione di pena decisa dai giudici. Nei loro cuori resta l’amarezza e il dolore per la sorte subita dalla figlia, colpevole soltanto di avere riservato un’eccessiva fiducia nei confronti di un ragazzo rivelatosi un assassino. Quella fiducia che il giorno dopo l’omicidio la indusse ad accettare la proposta di Davide, che andò a prenderla all’uscita della scuola frequentata dalla ragazza e a salire in sella allo scooter del giovane per andare a «chiarire» in un posto isolato alcune questioni per le quali negli ultimi tempi avevano avuto vivaci discussioni. Questioni banali, come quelle che possono esserci tra ragazzi appena affacciatisi alla vita ed alle sue mille implicazioni, ma che nella mente di Davide Morrone, evidentemente, era diventate patologicamente importanti al punto da indurlo ad accoltellare la fidanzata ed a bruciarne il corpo. Tale era l’odio che aveva accumulato nei confronti della ragazza.
Quel che all’epoca fece scalpore fu non soltanto la confessione di Davide Morrone, ma soprattutto la sua rivelazione di avere bruciato il corpo della ragazza quando era ancora viva e tentava disperatamente di difendersi. Una crudeltà ed una determinazione assolutamente inspiegabili.