La polizia turca è impegnata in una caccia all’uomo per arrestare Yunus Alagoz, fratello di Abdurrahman, il ventenne kamikaze dell’Isis che si è fatto esplodere a Suruc, al confine con la Siria, uccidendo 31 volontari con aiuti diretti alla città curdo-siriana di Kobane. Secondo gli inquirenti, l’uomo starebbe progettando un nuovo attentato. La polizia ha anche individuato una sala da tè gestita da Yunus Alagoz nella sua città sudorientale di Adiyaman che sarebbe un probabile centro di reclutamento jihadista.
Le indagini condotte finora hanno ricostruito gli spostamenti dei due fratelli turchi jihadisti, che a gennaio sarebbero entrati illegalmente in Siria e addestrati dall’Isis fino al ritorno in Turchia a maggio. La scomparsa dell’attentatore di Suruc era stata denunciata dalla famiglia alla polizia il 22 novembre scorso. Da allora era stato inserito nella lista delle “persone scomparse con legami con il terrorismo”. La madre ha raccontato di averlo rivisto per l’ultima volta una decina di giorni prima dell’attentato, ma di non aver poi più avuto sue notizie. L’ultimo testimone ad averlo visto, l’autista del minibus che lo ha condotto a Suruc, ha detto agli investigatori che viaggiava accompagnato da una donna. Nel frattempo si stringe il cerchio intorno al fratello del kamikaze, che nel 2013 sarebbe andato per alcuni mesi in Arabia Saudita. Tornato ad Adiyaman l’anno scorso, ha aperto una sala da tè che secondo gli inquirenti si è trasformata in un centro di radicalismo islamico e reclutamento jihadista. Otto mesi fa, dopo i sanguinosi scontri di inizio ottobre nel sud-est turco per il mancato supporto di Ankara alla battaglia dei curdi a Kobane contro l’Isis, il locale è stato chiuso, ufficialmente per mancanza di una licenza.
Isis: Pkk rivendica omicidio di un jihadista a Istanbul – Il Pkk curdo ha rivendicato l’omicidio di un sospetto affiliato dell’Isis, ucciso a Istanbul martedì sera. Si tratta di Mursel Gul, commerciante di sapone, cui hanno sparato quattro colpi di pistola dopo averlo attirato in una trappola con un falso ordine nel quartiere popolare di Sultangazi. Come nel caso dei due poliziotti trovati morti ieri nella loro abitazione nella città turca di Ceylanpinar, al confine con la Siria, si tratta di una rappresaglia per la strage jihadista di Suruc, in cui lunedì sono stati uccisi 31 volontari che portavano aiuti diretti alla città curdo-siriana di Kobane. Nella rivendicazione l’Ydg-h, gruppo armato giovanile del Pkk, spiega di aver seguito Gul per tre mesi prima di ucciderlo. L’uomo avrebbe combattuto con l’Isis nel nord della Siria contro le milizie curde dell’Ypg per poi tornare in Turchia sette mesi fa per ricevere cure mediche. Nel comunicato l’Ydg-h minaccia anche di uccidere altre persone legate all’Isis in Turchia. Secondo gli inquirenti potrebbe essere stato commesso dal Pkk anche l’omicidio avvenuto ieri nella provincia meridionale di Adana del 33enne Ethem Turkben, anche lui ritenuto un simpatizzante jihadista.
Lo Stato Islamico avrebbe distrutto anche lo Stadio Olimpico della città irachena di Ramadi, facendo esplodere tre tonnellate e mezzo di esplosivo. Secondo la fonte i miliziani hanno preparato per giorni le cariche esplosive fatte esplodere successivamente tramite un telecomando. Lo stadio, non ancora completo, avrebbe potuto ospitare 30mila persone.
Gli esplosivi fanno parte della strategia di ritirata dello Stato Islamico, che avrebbe collocato ordigni in tutta la città per ostacolare l’esercito iracheno, che negli ultimi giorni sta intensificando i suoi sforzi per riprendere il controllo dell’area.
Lo stadio avrebbe dovuto essere uno dei simboli della rinascita irachena, costruito alla fine della guerra, prima dell’avvento dell’Isis. Di fatto parte di un progetto da 100 milioni di dollari che prevedeva anche la creazione di un villaggio olimpico, parcheggi, biblioteche, centri di trasmissione televisiva e un albergo con 80 camere.