Brescia – Memorie divise, memorie non dette (parte prima)

La memoria della Grande Guerra è ampiamente e variamente rappresentata nel reticolo urbano di Brescia attraverso le date di inizio e fine del conflitto per l’Italia, Ventiquattro Maggio e Quattro Novembre; luoghi fortemente evocativi del fronte – dal Monte Grappa all’Isonzo, dal Piave a Vittorio Veneto – e di coloro che vi hanno combattuto, dagli alpini ai “ragazzi del ’99”, dagli “eroi” come Enrico Toti e Francesco Baracca, passando per gli irredentisti come Cesare Battisti e Damiano Chiesa, fino ai maggiori esponenti degli alti comandi militari come Armando Diaz e Luigi Cadorna, per non citare che qualche esempio.

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Luoghi e nomi della Grande Guerra nell’odonomastica cittadina.

Il giudizio storico sulla conduzione della guerrada parte di quest’ultimo è quasi unanimemente negativo, non soltanto per le centinaia di migliaia di caduti al fronte (circa 650.000 su un esercito di un milione e mezzo), ma soprattutto per la sua assoluta mancanza di rispetto per le sofferenze atroci dei soldati nell’inferno delle trincee e per il trattamento disumano riservato ai prigionieri italiani in mani austriache. Oltre centomila sarebbero morti  letteralmente di fame nei campi di prigionia perché Cadorna non agevolò mai l’afflusso di pacchi viveri da casa e attraverso la Croce Rossa. Udine, sede del comando operativo del generale piemontese, modifica l’intitolazione, da Piazzale Cadorna a Piazza Unità d’Italia, nel 2011. Nel 2015 anche a Brescia, come in altre città italiane, tra cui Genova, Lecco, Bassano, Verona e Milano, viene avanzata la proposta, peraltro rimasta inattuata, di togliere Luigi Cadorna dall’odonomastica, poiché, come aveva affermato qualche tempo prima Ferdinando Camon, sostenendo un’analoga proposta a Padova, «aver dato il nome di Cadorna è stato, ieri, un errore. Mantenerlo ancora diventa, ormai, una colpa”.

Foto 5. Intitolazione a Cadorna

Alla memoria della Grande Guerra a Brescia è dedicata anche una piazza, Piazza della Vittoria (in copertina), inaugurata personalmente da Benito Mussolini, nel decennale della marcia su Roma, il 1° novembre 1932, con una cerimonia molto seguita dalla stampa e immortalata anche da un cinegiornale dell’Istituto Luce. In fondo alla piazza, all’esterno dell’abside della chiesa di Sant’Agata, di origine longobarda, è addirittura collocato, come parte dell’arredo urbano, un masso granitico dell’Adamello, a ricordo dei mutilati della prima guerra mondiale.

Foto 6. Il monumento all’Adamello

 

Servizio fotografico di Maria Paderno