Brescia – Memorie e memoria dal basso (Seconda parte)

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La Casa della Memoria è motore di molteplici iniziative e attività, orientate all’apertura verso l’esterno, alla collaborazione con la società civile, allo sviluppo del processo democratico e alla diffusione di una memoria condivisa, favorita dallaconoscenza e dalla rielaborazione.

Già nel 2012,rifacendosi alla legge del 2007 che dichiara quale “Giorno della memoria” il 9 maggio, propone un itinerario urbano, il Percorso della Memoria, che partendo da Piazza Loggia arrivi in Castello, individuato da una sequenza di formelle di granito, su ognuna delle quali incidere il nome di una vittima del terrorismo e della violenza politica. Il progetto viene elaborato da diverse istituzioni (Assessorati alla Cultura, Urbanistica e dei Lavori Pubblici del Comune di Brescia e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Brescia e Mantova) che si coordinano all’interno della Casa della Memoria, e il Consiglio comunale vi aderisce all’unanimità. Il 9 maggio 2012 viene consegnata al Presidente della Repubblica la prima formella come segno di avvio alla realizzazione del progetto e il percorso è inaugurato sotto l’Alto Patrocinio del Presidente della Repubblica il 28 maggio, con la posa delle prime formelle dedicate alle vittime bresciane, i cui nomi saranno successivamente seguiti da altri. In totale saranno oltre 400, individuati fra quelli citati dalla pubblicazione del Quirinale Per le vittime del terrorismo nell’Italia repubblicana e fra i caduti in altri episodi di violenza politica fondamentali della nostra storia (da Piazza Fontana, a Peteano, all’assassinio di Marco Biagi, ecc.) e della storia di altri Paesi (dagli Stati Uniti, alla Spagna, all’Inghilterra, alla Germania).

Viene scelto un percorso in salita, a simbolo della “necessità dell’impegno per il ricordo individuale e cosciente di chi intraprenda questo cammino e […] l’elevazione civile che la memoria di quelle vittime riconsegna alla coscienza”. Si vuole in questo modo confermare “una sorta di patto civile, inciso nella realtà urbana”, non con un monumento, che potrebbe confinare la memoria delle vittime in un singolo manufatto o luogo della città, bensì con un percorso “che coinvolga la città e la cittadinanza nel suo vivere quotidiano, senza enfasi eroiche” e renda Brescia “memoriale vivente ed universale, accessibile a chiunque, in Italia e nel mondo intero, si riconosca in questa condivisione di valori”.

Le spese per la realizzazione del progetto sono coperte in parte dai contributi dei promotori e da quelli di singoli/e cittadini e cittadine, versati in un apposito conto corrente presso la Casa della Memoria.

Nel 2014, con il progetto Una formella per ogni vittima, parte una sottoscrizione alla quale la cittadinanza può contribuire attraverso l’acquisto di una cartolina dedicata, messa a disposizione dalla Casa della Memoriaalle varie associazioni culturali, artistiche, sportive, alle librerie e ai punti vendita associati all’iniziativa. Il 28 maggio 2014, nella ricorrenza del 40° anniversario della strage di Piazza Loggia, la cartolina viene spedita dalla Casa della Memoria a tutte/i coloro che hanno dato il proprio contributo alla sottoscrizione.

Il Percorso della Memoria è dunque un work in progress che riesce a coinvolgere attivamente non solo le istituzioni, ma anche la cittadinanza e a superare la dimensione municipale, per assume rilevanza nazionale, riscuotendo fra gli altri il plauso di Agnese Moro, figlia dell’importante uomo politico assassinato dalle Brigate Rosse, e internazionale, con la consegna, nel settembre 2017, al Consolato generale d’Italia a New York e al museo del Memoriale dell’11 settembre, di una targa che accomuna le vittime dell’attentato alle Twin Towers con i caduti di Piazza Loggia.

In ambito locale, tuttavia, le critiche, benché minoritarie, non mancano; la Rete Antifascista, vicina agli ambienti della sinistra antagonista, per esempio, in un dossier autoprodotto, critica il desiderio di pacificazione e omologazione delle memorie sotteso all’iniziativa, insieme alla scelta di fare riferimento alla pubblicazione del Quirinale Per le vittime del terrorismo nell’Italia repubblicana e di assumere come data di inizio il 1962 per l’individuazione dei nominativi da incidere sulle formelle, espungendo di conseguenza dalle vittime “i proletari, gente che lottava per i propri diritti: la strage di Portella delle Ginestre (1947), l’eccidio delle Fonderie Riunite di Modena (1950), gli undici morti ammazzati durante le manifestazioni antifasciste di Reggio Emilia, Licata, Palermo, Catania (1960) e l’assassinio di Giovanni Ardizzone (1962)”. Il dossier sottolinea inoltre “l’esclusione di Luca Rossi, studente assassinato dai fascisti nel 1986, o quella di Tito Tobegia, mitico capo partigiano bresciano, morto in seguito a un’aggressione fascista nel 1968. E ancora tanti altri, perché di sangue proletario e rivoluzionario ne è corso a fiumi, fino a Carlo Giuliani o a Samb Modou e Diop Mor, i due lavoratori assassinati a Firenze il 13 dicembre 2011 da un cecchino di Casa Pound e il bresciano di nascita Davide “Dax” Cesare nel 2003”.

 

 

 

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Nata a Brescia, si è laureata con lode in Storia contemporanea all’Università di Bologna e ha studiato Translation Studies all’Università di Canberra (Australia). Ha insegnato lingua e letteratura italiana, storia, filosofia nella scuola superiore, lingua e cultura italiana alle Università di Canberra e di Heidelberg; attualmente insegna lettere in un liceo artistico a Brescia.