Viaggiatrici. Le tournée di Clara Schumann Wieck

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Di Federica Chmielewski

 

In un contesto culturale e sociale come quello del XIX secolo dove l’ambito della musica era prevalentemente riservato agli uomini, sono riuscite a distinguersi grandi esecutrici e compositrici, tra le quali emerge la figura di Clara Wieck.

Clara è una donna determinata: pianista, compositrice, manager di se stessa e del marito Robert, insegnante, madre di otto figli e artista completa che riesce a calcare con successo i più grandi palcoscenici d’Europa per sessant’anni.

Figlia di un musicista, comincia molto presto la sua carriera di pianista, tanto da essere considerata “Wunderkind”, una bambina prodigio, e, successivamente, la più grande pianista dell’Ottocento.

I segni di modernità e di indipendenza sono da ricondurre ai suoi genitori: sua madre non rinunciò mai alla sua carriera di insegnante di musica, sebbene dovesse conciliare il suo lavoro con il ruolo di madre e governante di casa; suo padre, Friedrich Wieck, insegnante di musica ambizioso e molto severo, accetta il divorzio dalla moglie ma non vuole rinunciare alla figlia Clara, che nei piani del padre, avrebbe dovuto essere la rappresentazione vivente degli esiti positivi del suo metodo didattico.

Friedrich introduce la sua figlia prediletta allo studio della musica; la sua mente aperta e orientata al successo induce Clara a intraprendere il primo viaggio musicale già nel 1831-32 a Parigi, all’età di 12 anni; pur essendo ancora una bambina, il papà è cosciente che la figlia non deve essere considerata un genio solo perché ancora molto giovane ma ha intenzione di formare una pianista solida, virtuosa e improvvisatrice. A partire dalla sua prima tournée (durata 4 mesi e mezzo) la vita di Clara è scandita da continui viaggi in Germania e all’estero; ciò le permette di visitare città, di esibirsi e di incontrare personalità di spicco come Johann Wolfgang von Goethe, il quale, in occasione di un suo concerto a Weimar, rimane talmente colpito dalla giovane Clara da inviarle un biglietto di ringraziamento e una medaglia di bronzo che lo ritraeva.

Durante il viaggio che l’avrebbe condotta a Parigi, Clara si esibisce non solo a Weimar ma anche a Erfurt, Gotha, Arnstadt, Kassel, Francoforte sul Meno e Darmstadt; malgrado il grande lavoro da impresario e la precisa organizzazione del padre nella prima tournée non sembra aver dato alla famiglia la soddisfazione attesa da un progetto così grande per una musicista così giovane. Ciò non scoraggia Wieck, che tra il 1834 e il 1835 progetta una seconda tournée; nell’inverno del 1835 Clara si esibisce con grande successo ad Hannover con 5 concerti, a Magdeburgo, Schönebeck; Halberstadt, Brunswick, Brema, Amburgo.

Clara Wieck at the age of 16, in Hannover, Germany. On the piano is the solo part of the third movement of her Concerto op. 7. Lithograph by J. Giere, 1835.

FOTO 1. Clara Wieck all’età di 15 anni. Litografia di Julius Giere, 1835 conservata presso la “Robert-Schumann-Haus”, Zwickau

A poco a poco Clara Wieck da promessa della scena musicale europea diventa concertista acclamata e prosegue i suoi viaggi negli anni successivi: nel febbraio del 1837 la sua tournée parte da Berlino, prosegue poi a Praga, dove, alla fine del primo dei 3 concerti in programma, viene chiamata sul palcoscenico ben 13 volte ad accogliere il plauso del pubblico. La sua tournée approda a Vienna, dove rimane 6 mesi.

Il soggiorno viennese la consacra tra i più grandi virtuosi del tempo, Clara regge il confronto con musicisti quali Thalberg, Henselt e Liszt; l’autore Franz Grillparzer, che aveva tenuto l’elogio funebre ai funerali di Beethoven, le dedica un componimento nella Wiener Zeitschrift; a Vienna scoppia una “Clara-Wieck-Fieber” tanto che alcune pasticcerie della città partecipano a un concorso per la creazione della migliore “torte à la Wieck”. In tutto questo l’apoteosi della sua grandezza è data dalla nomina a “Kammervirtuosin” (pianista di corte imperiale) da parte dell’imperatore Ferdinando I.

La scelta da parte dell’imperatore non è scontata poiché Clara è donna, straniera in territorio viennese e protestante in un impero cattolico.

Nel 1839 Clara Wieck affronta uno scontro molto accesso con il padre a causa del suo fidanzamento con Robert Schumann, ex allievo di Friedrich Wieck, e parte per la prima volta da sola per un secondo viaggio a Parigi.

Terminata questa prima fase della sua carriera, il secondo grande periodo di viaggi e tournée coincide con l’inizio della vita matrimoniale con Robert Schumann e con i concerti con lui intrapresi.

Testimonianze dirette sono riscontrabili in un diario che i due coniugi cominciano a scrivere il giorno del loro matrimonio e dove sono annotati momenti quotidiani della loro vita familiare e considerazioni sui luoghi, i concerti, e le personalità conosciute in occasione di alcune tournée.

Sono particolarmente interessanti i racconti dei viaggi che Clara descrive minuziosamente, caratterizzati talvolta da un tono critico e pungente a causa di contrattempi e disagi; la sua narrazione della Svizzera Sassone, ad esempio, con i suoi paesaggi rocciosi e i suoi castelli caratteristici è solo la prima di una lunga serie.

La sua vita quotidiana la pone di fronte alla ricerca continua di un equilibrio tra i suo ruoli di pianista, madre e moglie:

“Vorrei davvero viaggiare, quest’inverno e anche il prossimo, e poi lasciare il pubblico, tornarmene alla mia vita di casa e dare delle lezioni. Potremmo vivere senza problemi – pensaci ancora una volta davvero seriamente, mio caro marito” (Schumann R., Wieck C.; Casa Schumann, Diari 1841-1844, EDT, Torino, 1998, p. 25.).

Non sempre riesce nell’intento, tanto da scrivere con evidente rammarico che si trova costretta a non poter studiare la mattina per non disturbare l’attività lavorativa del marito.

Schumann, dal canto suo, si rende conto della difficoltà della moglie di conciliare vita privata e carriera musicale, si chiede cosa pensi il mondo di una coppia così anticonformista per il periodo e non vuole che Clara rinunci al proprio talento tanto da pensare a una soluzione estrema:

“E tu dovresti […] lasciare inutilizzato il tuo talento perché io sono incatenato alla mia rivista o al mio pianoforte. Proprio ora che sei giovane, fresca e piena di energia? Abbiamo trovato una soluzione. Tu hai un’accompagnatrice e io sono tornato a casa dalla bambina e al mio lavoro. Ma cosa dirà il mondo? Questi pensieri mi tormentano. Bisogna che troviamo il modo di utilizzare e sviluppare parallelamente i nostri talenti. Sto pensando all’America” (Ivi, p. 94).

In realtà due non andranno mai oltreoceano ma, nonostante le difficoltà, la carriera di Clara prosegue e, oltre alle numerose esibizioni in Germania, la pianista intraprende diversi viaggi all’estero: a Copenaghen, ad esempio, città che entrambi i coniugi descrivono da due punti di vista differenti nel loro diario.

Le narrazioni di Clara dei viaggi sono sentite, particolarmente dettagliate e suggestive, come nel viaggio di ritorno in Germania dalla Danimarca:

“Il viaggio è stato meraviglioso, la nave procedeva quasi immobile. Per dieci ore rimanemmo all’ancora a causa della nebbia, ma la mattina vedemmo l’aurora più incantevole che mai, proprio mentre giungevamo davanti all’isola di Möhen” (Ivi, p. 111).

Nel 1844 Clara si esibisce in una tournée in Estonia, in particolare a Riga, durante la quale non sembra essere particolarmente felice del gusto musicale degli estoni; da Riga la coppia si dirige in Russia.

Nel diario Clara descrive le peripezie del viaggio, i numerosi incontri, i successi dei concerti, i paesaggi innevati e le temperature gelide; lo fa sempre in modo preciso senza risparmiare critiche taglienti nei confronti di alcuni personaggi o episodi piacevoli:

“In Russia, la gente ricca e potente possiede certo una pazienza infinita, se dopo un intero concerto si adatta ad aspettare ancora per ore la propria vettura – a queste condizioni, nessuno mi trascinerebbe ad un concerto”.

Nel Diario si può evincere che Clara entra in contatto con diverse tradizioni, costumi e contraddizioni, scopre così che alcune maniere che considera inizialmente atteggiamenti bruschi sono, in realtà, solo usi a lei sconosciuti:

“Molto sconcertante fu per me il fatto di non ricevere mai, a Mosca, visite di signore della noblesse. […]. Questo mi colpì e mi offese non poco, poiché non ero abituata a un simile comportamento. […] Più tardi, Rheinardt mi spiegò che a Mosca non si usa far visita a donne che esercitino un’arte: non lo si fa mai” (Ivi, p. 208).

Malgrado le difficoltà della vita di tutti giorni con una famiglia numerosa e un marito fragile fisicamente e mentalmente, Clara Wieck Schumann prosegue la sua carriera da concertista; ciò le offre la possibilità di sostenere il bilancio famigliare anche quando la malattia di Robert comincia ad aggravarsi: esegue concerti in tutta la Germania (Francoforte, Amburgo, Altona, Lubecca, Brema, Berlino, Breslavia, Lipsia…) per poi spostarsi in Olanda.

Nel 1856 Clara Schumann, subito dopo la morte di Robert, supera i confini continentali e si esibisce in ventisei concerti in diverse città tra cui Londra, terza capitale musicale europea del XIX secolo, dopo Parigi e Vienna, Manchester, Liverpool, e Dublino. Cominciano gli anni che Berthold Litzmann, biografo della Schumann, definisce “Wanderjahre”, “gli anni di vagabondaggio”, in cui la pianista calca instancabilmente i più importanti palcoscenici d’Europa mantenendo e confermando il suo talento. Seguono poi diversi viaggi in Inghilterra tra il 1857-1859 e il 1866-1888, soprattutto con l’intento di assicurare una vita dignitosa ai suoi figli rimasti in Germania.

In conclusione, la carriera di Clara si è sviluppata in particolare in territorio tedesco, mitteleuropeo, olandese, belga e inglese con alcuni rilevanti episodi in Russia e Danimarca. Benché non ci siano testimonianze dirette della grandezza delle esecuzioni di Clara Schumann Wieck in incisioni sui rulli di cera, la sua figura è rilevante ancora oggi poiché ha contribuito profondamente a scardinare le vecchie tecniche pianistiche, le idee e i preconcetti sulla figura femminile in ambito artistico, realizzando ciò a cui ha sempre aspirato con costante impegno, ostinazione e determinazione.

FOTO 2. In omaggio alla grandezza di Clara Wieck Schumann, la sua immagine fu impressa sulla banconota da 100 marchi tedeschi

FOTO 3. Roma. Un viale a lei dedicato all’interno della Villa Pamphili